Alla Fiera di Bologna, davanti a 10mila spettatori, l’Italia si prende la Coppa Davis per il terzo anno di fila. Senza Sinner e Musetti, ma con una squadra che ha mostrato talento, tenacia e una ricchezza di alternative unica nel mondo. Dopo il successo di Berrettini su Carreno Busta, è Flavio Cobolli a chiudere il conto contro la Spagna, rimontando una partita che sembrava persa: 1-6 7-6 7-5. È il punto del 2-0, quello che scatena la festa.
L’Italia fa la storia: 2023, 2024 e ora 2025. Per il terzo anno di fila, la Coppa Davis è azzurra. Semplicemente imbattibili, grazie ragazzi!🇮🇹💙 pic.twitter.com/2EprxsRofX
— La Gazzetta dello Sport (@Gazzetta_it) November 23, 2025
Il copione è lo stesso visto nei quarti con l’Austria e in semifinale con il Belgio: due singolari, due vittorie, senza bisogno del doppio. Un’Italia solida, sicura, trascinata dalla spinta emotiva di un pubblico che ha trasformato Bologna in una bolgia azzurra.
Nel precedente più recente, a Shanghai, Munar aveva dominato contro Cobolli. Qui il contesto è un altro, ma la partenza è identica: lo spagnolo corre, colpisce, non sbaglia nulla. Servizio impeccabile, vincenti sulle righe, un recupero irreale che gli vale il primo break. Poi un altro. Poi un altro ancora. In mezz’ora è 6-1, con Cobolli che vive un avvio pieno di errori e solo una prima su tre nei turni iniziali. (continua dopo la foto)

Nel secondo set l’inizio sembra identico, perché Flavio concede subito il break. Ma lo recupera, anche grazie a un nastro provvidenziale, e da lì si rimette in carreggiata. gioca in modo più aggressivo, varia, attacca, si prendeil campo. Il rovescio lungolinea funziona, il servizio tiene, la fiducia cresce. Si arriva al tie break: Munar annulla sei set point complessivi, ma alla fine si deve arrendere.
Il terzo parziale scivola via punto su punto fino al 5-5. È lì che Munar cala e Cobolli ne approfitta: break, servizio, chiusura 7-5. Una vittoria costruita con coraggio, senza arrendersi quando tutto sembrava perduto e con un tennis che ha svoltato dopo un set terribile.
Questa Italia ha scritto un capitolo storico. Tre Davis consecutive, quattro totali, un’impresa che nessuno aveva mai firmato da quando è stato abolito il Challenge Round nel 1971. L’ultima nazionale capace di vincere più di due edizioni di fila era stata quella statunitense tra il ’68 e il ’72. Numeri che raccontano del livello raggiunto dal nostro movimento.
Senza i suoi giocatori più rappresentativi, l’Italia ha saputo trovare risorse in parte inaspettate: la “resurrezione” di Berrettini dopo tanti problemi fisici ne è l’esempio più lampante. Nel ranking Atp complessivo, gli azzurri hanno superato gli Stati Uniti per punti ottenuti dai giocatori nei primi cento. E non è un caso. (continua dopo la foto)

La copertina è tutta per Matteo Berrettini e Flavio Cobolli, amici da sempre, storie diverse che si incastrano alla perfezione. Matteo apre la finale con un 6-3 6-4 solido contro Carreno Busta: è l’undicesima vittoria consecutiva in Davis, l’ennesima prova di affidabilità in azzurro. A Bologna, i problemi fisici sembrano lontani, cancellati da una volontà quasi feroce.
Cobolli chiude un anno brillante, con due titoli e un best ranking da numero 17, mentre oggi si attesta al numero 22. Flavio ha vinto due partite difficili, e in finale ce l’ha fatta con una rimonta costruita punto dopo punto, da giocatore ormai maturo. E come il suo numero uno in assenza di Sinner e Musetti, l’Italia non molla mai, cresce, si reinventa. E alla fine festeggia un trionfo meritato e in parte inaspettato.
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