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Come si allenano i campioni sulla terra rossa: segreti del tennis clay

La terra rossa non è solo una superficie, ma un campo di battaglia che mette alla prova ogni aspetto del gioco di un tennista. Lenta e imprevedibile, richiede abilità tecniche specifiche, una preparazione fisica insospettabile e soprattutto una mente tatticamente lucida. Sono pochi, anzi pochissimi i campioni che nella storia sono riusciti a dominarla davvero. Ma come ci si allena per affrontare le sfide di questa superficie? I professionisti si preparano con metodologie mirate, spesso lontane dai riflettori. Dalla costruzione della resistenza alle sessioni di scivolamento controllato, passando per esercizi di rotazione e palleggi profondi. Anche la scelta di scarpe e accessori costituisce un aspetto importante. In questo articolo proviamo ad esplorare i segreti dell’allenamento sulla terra battuta. Un viaggio nel mondo del clay, dove ogni scivolata è calcolata e ogni colpo nasce da un piano preciso. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Caratteristiche della terra rossa

La terra rossa rappresenta una delle superfici più affascinanti e complesse del panorama tennistico internazionale. Diffusa soprattutto in Europa e Sud America, è il terreno preferito per un gran numero di tornei ATP, compreso lo storico Roland Garros. Questa superficie nasce dalla frantumazione di mattoni, il cui strato superiore viene compattato fino a ottenere quella polvere sottile e rossastra che dà il nome al campo. Le sue peculiarità sono numerose e profondamente diverse rispetto a cemento ed erba. Prima fra tutte, la capacità di rallentare la velocità della pallina al momento del rimbalzo: la terra trattiene la sfera, offrendo rimbalzi più alti e lenti, che permettono ai giocatori di impostare meglio i propri colpi e di difendere anche i più potenti attacchi.

Non è raro, infatti, che colpi vincenti su superfici rapide qui si traducano in semplici inizi di scambio. Inoltre, il terreno consente movimenti più fluidi grazie alla possibilità di scivolare, una tecnica che richiede notevole padronanza ma che, se ben eseguita, consente di arrivare su palline che altrove sarebbero imprendibili. L’altro elemento da non sottovalutare è l’influenza del meteo: l’umidità, il sole cocente o una pioggia improvvisa possono alterare drasticamente le condizioni di gioco, modificando l’aderenza e la risposta della superficie.

A rendere tutto ancora più imprevedibile, c’è l’irregolarità del rimbalzo: la terra rossa non garantisce mai una risposta perfettamente uniforme, e un colpo che tocca la riga può impennarsi o cambiare direzione in modo imprevisto. Non si tratta solo di colpire forte, ma di saper leggere il campo, adattarsi e costruire ogni punto con pazienza e intelligenza. Per questo motivo, la terra battuta è spesso considerata la superficie più “tattica” del circuito, quella che premia la strategia, il tocco e la resistenza più della pura potenza.

I tornei internazionali

Il cuore della stagione sulla terra rossa batte in primavera, con i tornei europei che preparano i protagonisti al secondo Slam dell’anno: il Roland Garros di Parigi, unico Major giocato su argilla. Prima di raggiungere Parigi, i giocatori affrontano una serie di eventi chiave: il prestigioso Monte‑Carlo Masters (Masters 1000) aperto dal 5 al 13 aprile a Roquebrune‑Cap‑Martin, su vera terra rossa; poi il Madrid Open e gli Internazionali d’Italia a Roma, entrambi tornei combined di livello Masters 1000, noti per condizioni tattiche e tecniche molto impegnative.

Seguono quindi tornei di livello ATP 500 e 250 come Barcellona, Estoril, Ginevra e Lione, importanti per l’adattamento definitivo prima di Parigi. Di lì in avanti, la scena si sposta nel Sud America, dove nel “Golden Swing” si tengono eventi come l’Argentina Open (ATP 250 a Buenos Aires su terra rossa), il Rio Open (ATP 500) e il Santiago Open (ATP 250), essenziali per i giocatori specialisti della superficie. Questi tornei non solo determinano la messa a punto tecnica e fisica dei partecipanti, ma evidenziano chiaramente chi possiede le qualità fondamentali per eccellere sull’argilla: costruzione, resistenza e capacità di scivolare efficacemente.

(Photo by Adam Pretty/Getty Images)

Preparazione

Durante la preparazione alla stagione su terra, l’allenamento si arricchisce di esercizi specifici. I “barriers drill”, ad esempio, prevedono l’utilizzo di barriere poste tre piedi sopra la rete per incentivare colpi alti, profondi e con margine d’errore. I “basket drill” per lavorare sulle angolazioni portano i giocatori a sviluppare colpi corti e stretti da ogni zona del campo. Le sessioni di “serve & return” mirano a consolidare pattern efficaci: servizio largo, attacco con il dritto, ritorno alto e profondo. Infine, l’uso della “fotografia del campo” tramite l’analisi dei segni lasciati dalla palla e dalle scivolate aiuta a capire schemi di gioco e zone meno utilizzate.

Oltre a essere una superficie iconica per il tennis, la terra battuta è anche una palestra formidabile per la crescita tecnica e mentale. Il rallentamento del gioco costringe i giocatori a ragionare di più, a variare e a migliorare il proprio footwork. I giovani atleti che imparano a dominare sul rosso costruiscono le fondamenta per una carriera completa e competitiva anche su superfici più veloci. Non a caso, molti dei più grandi campioni della storia hanno affinato proprio sulla terra le qualità che li hanno resi vincenti ovunque.

Gli specialisti del tennis clay

La terra rossa ha sempre rappresentato un banco di prova per i più grandi interpreti del tennis, esaltando chi possiede resistenza fisica, intelligenza tattica e capacità di costruire il punto con pazienza. Il nome che più di ogni altro è legato a questa superficie è Rafael Nadal: il maiorchino è considerato il “re della terra battuta”, con uno straordinario record di 14 titoli al Roland Garros, oltre a decine di successi nei Masters 1000 di Monte-Carlo, Roma e Madrid. La sua capacità di difendere e contrattaccare con intensità sovrumana ha definito un’era.

Prima di lui, anche Björn Borg fu un dominatore della terra: lo svedese vinse 6 volte a Parigi, imponendo uno stile basato su controllo, regolarità e forza mentale. In epoca recente, Novak Djokovic ha saputo adattare il suo tennis alla terra rossa, conquistando più volte Roma e completando due volte il Career Grand Slam grazie ai titoli vinti anche al Roland Garros. Tra le leggende va ricordato Gustavo Kuerten, il brasiliano dal gioco fantasioso che incantò Parigi con tre trionfi tra il 1997 e il 2001. Sul versante femminile, Justine Henin è stata una maestra dell’argilla, capace di dominare a Parigi con classe. Oggi, tra i protagonisti emergenti, Carlos Alcaraz si sta affermando come uno dei futuri dominatori di questa superficie, grazie a un mix letale di esplosività, visione e intelligenza tattica.

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