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Badwater 135, la corsa più dura è nella Death Valley

Niente a che vedere con la Inferno Run che si corre in Italia a gennaio, la Badwater 135 Ultramarathon nell’inferno si svolge davvero! È il tracciato stesso a renderla “la corsa più dura” del circuito, sviluppandosi nella Death Valley californiana. Il Parco Nazionale nel quale si trova il punto più basso del Nord America e le temperature raggiungono temperature record (fino a 56,7 °C), per intenderci. La 42esima edizione della ‘Ultramaratona‘ è in programma nei giorni del 15-16-17 luglio prossimi… ed è già SOLD OUT!

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Badwater 135 Ultramarathon 2019

È stato già raggiunto, infatti, il numero limite di 350 partecipanti. E nessuna iscrizione è ormai permessa tanto per il percorso principlae, quanto per mezzamaratona e 10km. Almeno per gli adulti, visto che gli sportivi più giovani possono ancora scegliere tra le tre opzioni, rispettivamente al prezzo di 60, 40 e 25 dollari. Poche centinaia di coraggiosi che si ‘getteranno’ nel Badwater Basin, a 85 metri sotto il livello del mare, per una esperienza unica.

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Che li porterà attraverso il Mustard Canyon, Mushroom Rock, Salt Creek, Devil’s Cornfield, Devil’s Golf Course, Stovepipe Wells, Panamint Springs, Darwin, Keeler, Lone Pine, Alabama Hills e la Sierra Nevada. Partenza prevista nell’emblematica Furnace Creek, dal Ranch omonimo (che insieme alla Furnace Creek Inn offre accoglienza per tutti) dove sarà posizionato anche il traguardo. Un sali-scendi molto scenografico, che permette di godere della vista delle montagne circostanti e delle splendide location di Panamints, Funerals, Cottonwoods, Blacks e Grapevines… Oltre che della flora e la fauna tipiche della zona.

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I supermen italiani

Una esperienza che hanno fatto sicuramente alcuni nostri connazionali, per altro rimasti nella storia della corsa. Su tutti il ligure Michele Graglia, vincitore giusto l’anno scorso. Il 26 luglio del 2018 l’ultramaratoneta ed ex modello di Taggia ha letteralmente lasciato nella polvere tutti, percorrendo i terribili 217 chilometri in 24 ore 51 minuti. E dominando gli avversari, il secondo dei quali – lo statunitense Jared Fetterolf – è rimasto staccato di oltre mezz’ora. E dire che nel 2016 era arrivato venticinquesimo. Attualmente è lui l’unico italiano ad aver compiuto l’impresa. Nel 2017 solo sfiorata da Marco Bonfiglio, impiegato milanese che con l’aiuto di tre compagni di squadra (impegnati a rinfresarlo durante il percorso) era arrivato alle spalle del giapponese Lino Wataru dopo 26 ore.

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La Death Valley

4450 metri di dislivello positivo, e 1859 di negativo, per attraversare tre catene montuose. Fino al a Whitney Portal, a 2.530 metri di altitudine, punto di partenza per la salita alla cima più alta della regione. Nella quale la temperatura quotidiana è costantemente sopra i 40 °C, con medie di 45 °C e punte oltre i 50 °C (la notte di 35 °C). Ai turisti si consiglia di visitarla nel pomeriggio, dopo le 17, o al mattino, molto presto, tra le 4 e le 9. Anche se gli statunitensi stessi, ligi al ‘consiglio’ di evitare le ore diurne, tendono ad affollarla fuori stagione e in inverno, nonostante le frequenti piogge, che comunque regalano il fenomeno noto come “del deserto fiorito”.

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