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Atalanta, ora Juric è a rischio: decisive le prossime due partite

L’Atalanta non è più la Dea scintillante di qualche mese fa. Le ultime settimane hanno mostrato una squadra in parte spenta e priva della vecchia identità. Ivan Juric, arrivato per dare continuità a un progetto già solido, oggi si trova a camminare sul filo. Le prossime due partite – Marsiglia in Europa e Sassuolo in campionato – diranno se il tecnico croato riuscirà a restare in sella o se la società deciderà di voltare pagina.

Le telecamere di Udine hanno catturato il senso del momento: gli sguardi tesi di Antonio Percassi e dello stesso Juric, entrambi consapevoli che qualcosa non sta funzionando. “Oggi ci sono rimasto male”, ha ammesso l’allenatore dopo il pareggio in Friuli. La delusione è condivisa anche dentro lo spogliatoio, dove si avverte un clima di inquietudine.

Il club non parla di esonero, ma osserva con crescente preoccupazione. Non tanto per il decimo posto in classifica, comunque deludente, quanto per la sensazione di costante peggioramento. Dopo anni di crescita, la squadra appare impantanata: poco aggressiva, prevedibile, incapace di imporre ritmo e intensità. E con un calendario che dopo il Sassuolo prevede le sfide con Napoli, Inter e Roma, la tensione è destinata a salire. (continua dopo la foto)

Le criticità principali sono tre: gioco involuto, scelte tattiche discutibili e gestione incerta del turnover. L’Atalanta di Juric gioca oggi peggio di quando era in emergenza: mancano fluidità e pulizia nelle trame offensive, mentre la solidità difensiva (quinta miglior retroguardia del torneo) non basta a mascherare i limiti in costruzione.

A Udine, la Dea ha avuto oltre il 60% di possesso palla senza produrre un solo tiro nello specchio, e in più ha perso una marea palloni. Numeri che raccontano una squadra confusa, più concentrata nel gestire che nel creare. Il tecnico ha criticato il “body language di qualcuno”, un modo elegante per dire che non tutti sembrano più credere fino in fondo nel progetto.

Alcune decisioni recenti di Juric alimentano i dubbi. L’utilizzo di Lookman come centravanti e poi di nuovo esterno, la mancata convivenza con Sulemana, l’adattamento di De Roon in difesa non per necessità ma per scelta: segnali di un allenatore in cerca di soluzioni, ma forse senza una rotta precisa.

Il turnover, poi, è diventato un rebus. A volte troppo massiccio – come a Udine, con l’attacco completamente rivoluzionato – altre volte timido, quasi dettato dal timore di scontentare qualcuno. Risultato: una squadra senza continuità, con gerarchie confuse e giocatori che faticano a ritrovare ritmo e fiducia. (continua dopo la foto)

Juric ha ancora due partite per dimostrare di poter invertire la rotta. La società attende segnali dal campo, più che dai microfoni. La reazione dei giocatori sarà decisiva per capire se l’allenatore ha ancora il gruppo dalla sua parte o se il legame si è incrinato.

L’Atalanta resta una squadra costruita per l’Europa, non per il limbo di metà classifica. Ma per ritrovare la propria dimensione, deve tornare a essere ciò che la sua storia recente impone: aggressiva, coraggiosa, riconoscibile. Se non accadrà subito, il progetto Juric rischia di fermarsi prima ancora di essere davvero iniziato.

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