Arthur Ashe è stato un pioniere che ha aperto la strada a generazioni di atleti afroamericani, un attivista che ha combattuto per i diritti civili e un coraggioso sostenitore nella lotta contro l’AIDS. Ripercorriamo insieme le tappe principali della sua straordinaria carriera sportiva.
La carriera nel tennis
Nato nel 1943 a Richmond, in Virginia, Ashe ha superato numerose barriere razziali per diventare il primo uomo afroamericano a vincere titoli del Grande Slam. Oltre ai suoi successi sportivi, è ricordato per il suo impegno nei diritti civili e nella lotta contro l’AIDS.
Arthur Ashe nacque il 10 luglio 1943 a Richmond, Virginia. Cresciuto in una città segregata, Ashe affrontò fin da giovane le sfide legate al razzismo. Suo padre, Arthur Ashe Sr., lavorava come custode presso un parco pubblico, dove Ashe ebbe la sua prima introduzione al tennis. Mostrando un talento precoce, iniziò ad allenarsi sotto la guida di Ron Charity, uno dei migliori giocatori afroamericani del tempo. (CONTINUA DOPO LA FOTO)
Ashe si trasferì a St. Louis, Missouri, durante l’adolescenza per allenarsi con il famoso coach Robert Walter Johnson, che aveva precedentemente allenato Althea Gibson, la prima donna afroamericana a vincere Wimbledon. Sotto la guida di Johnson, Ashe affinò le sue abilità e iniziò a partecipare a tornei nazionali. Le sue prestazioni eccezionali gli valsero una borsa di studio per l’Università della California, Los Angeles (UCLA), dove continuò a distinguersi sia in campo accademico che sportivo.
I grandi successi
Durante il periodo universitario, Ashe vinse il titolo NCAA nel 1965, consolidando la sua reputazione come uno dei giovani tennisti più promettenti degli Stati Uniti. Nello stesso anno, diventò il primo afroamericano selezionato per la squadra di Coppa Davis degli Stati Uniti, un traguardo significativo in un’epoca di forti tensioni razziali.
Durante il periodo universitario, Ashe vinse il titolo NCAA nel 1965, consolidando la sua reputazione come uno dei giovani tennisti più promettenti degli Stati Uniti. Nello stesso anno, diventò il primo afroamericano selezionato per la squadra di Coppa Davis degli Stati Uniti, un evento che creò uno smacco a livello internazionale.
Prima del 1975, Arthur Ashe aveva già costruito una carriera impressionante, vincendo titoli del Grande Slam come gli US Open nel 1968 e l’Australian Open nel 1970. Tuttavia, Wimbledon, il torneo più prestigioso del tennis, gli era sfuggito. L’erba di Wimbledon richiede un gioco preciso e una strategia particolare, elementi che Ashe affinò nel corso degli anni. Alla vigilia del torneo del 1975, Ashe era in ottima forma fisica e mentale. Aveva lavorato duramente per migliorare il suo gioco sull’erba, concentrandosi sul servizio e volée, che sono cruciali su questa superficie. Inoltre, la sua esperienza e maturità come giocatore gli permisero di approcciare il torneo con una strategia chiara. (CONTINUA DOPO LA FOTO)
Alla vigilia del torneo del 1975, Ashe era in ottima forma fisica e mentale. Aveva lavorato duramente per migliorare il suo gioco sull’erba, concentrandosi sul servizio e volée, che sono cruciali su questa superficie. Inoltre, la sua esperienza e maturità come giocatore gli permisero di approcciare il torneo con una strategia chiara. Decise di adottare un approccio più difensivo, rallentando il ritmo del gioco con colpi slice e backhand che disturbassero il timing di Connors. Questa tattica si rivelò estremamente efficace, costringendo Connors a commettere numerosi errori non forzati.
Il culmine della carriera di Ashe arrivò nel 1975 con la vittoria a Wimbledon. Sconfiggendo in finale il grande favorito Jimmy Connors, Ashe divenne il primo e, fino ad oggi, unico tennista afroamericano a vincere il prestigioso torneo di Wimbledon. Questo trionfo cementò il suo status di icona del tennis.
Contro le discriminazioni
Oltre ai successi sportivi, Ashe è stato un fervente sostenitore dei diritti civili e sociali. Ha utilizzato la sua notorietà per promuovere l’uguaglianza razziale e combattere l’apartheid in Sudafrica. Negli anni ’70, viaggiò più volte in Sudafrica per partecipare a tornei di tennis e incontrare attivisti anti-apartheid. Fu una delle voci più influenti nella campagna per il boicottaggio sportivo del regime sudafricano, contribuendo a mettere pressione internazionale sul governo dell’apartheid. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)
Ashe è stato inserito nella International Tennis Hall of Fame nel 1985, riconoscimento del suo straordinario contributo al mondo del tennis. Inoltre, ha ricevuto numerosi altri premi e onorificenze postumi, inclusa la Medaglia Presidenziale della Libertà, conferitagli nel 1993 dal presidente Bill Clinton.
La lotta all’AIDS
Nel 1985, Ashe fondò la Arthur Ashe Foundation, un’organizzazione dedicata alla promozione dell’educazione e dei valori sani dello sport. La fondazione ha finanziato numerosi programmi educativi e sportivi, aiutando migliaia di giovani a sviluppare le loro capacità e a perseguire i loro sogni. Nel 1988 Ashe scoprì di essere affetto dal virus dell’HIV, contratto a seguito di una trasfusione di sangue durante un’operazione al cuore. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)
La notizia fu resa pubblica solo nel 1992, quando Ashe decise di rivelare la sua condizione per combattere lo stigma e aumentare la consapevolezza sull’AIDS. Invece di ritirarsi dalla vita pubblica, Ashe divenne un attivista per la lotta contro l’AIDS.
Ashe fondò anche la Arthur Ashe Foundation for the Defeat of AIDS, un’organizzazione dedicata alla ricerca e all’educazione sull’HIV/AIDS. La fondazione ha contribuito significativamente alla raccolta di fondi per la ricerca e ha svolto un ruolo chiave nell’educazione delle persone sulla prevenzione e il trattamento dell’AIDS.
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