Alpinisti morti, i parenti non si arrendono: cosa succede adesso – Già durante il giorno straziante del riconoscimento dei corpi all’obitorio dell’ospedale Teramo avevano manifestato il loro dolore e avevano fatto capire che non avrebbero voluto che lo provassero altri. «Le condizioni del tempo erano proibitive, non dovevano farli salire, altrimenti ci saranno sempre altre vittime», queste le parole durissime tra le lacrime dei parenti sotto choc per la morte sul Gran Sasso di Luca Perazzini, 42 anni e Cristian Gualdi, 48, amici di Santarcangelo di Romagna. (continua a leggere dopo le foto)
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Alpinisti morti, i parenti non si arrendono: cosa succede adesso
«Ho intenzione di presentare un esposto alla procura di Teramo. Continuo a chiedermi perché non hanno impedito l’accesso a Luca e Cristian. Se le condizioni meteo erano proibitive e c’erano dei rischi legati al maltempo, non dovevano farli salire». A parlare così è Marco Perazzini, il fratello di Luca. I due amici alpinisti sono stati trovati morti nella Valle dell’Inferno dopo quattro giorni di bufera, vento con raffiche fino a 140 chilometri orari e la temperatura scesa a meno 15 gradi. Parliamo di condizioni meteo estreme che hanno rallentato notevolmente i soccorsi. (continua a leggere dopo le foto)
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Alpinisti morti, i parenti non si arrendono: l’annuncio del fratello di Luca Perazzini
«Né mio fratello Luca, né Cristian erano inesperti o sprovveduti. Amavano la montagna, ne conoscevano i rischi. Purtroppo è accaduta una disgrazia. I soccorritori hanno fatto quello che hanno potuto e li ringraziamo per tutto l’impegno. Ma penso che questa tragedia si poteva evitare», ha detto sempre Marco Perazzini, replicando a distanza alle accuse arrivate sui social dagli utenti. I due alpinisti sono morti per ipotermia dopo diverse ore dalla caduta quando stavano rientrando.
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