
San Siro si è risvegliato, ed è quasi tutto merito di Allegri. Quando la Curva del Milan ha ricominciato a cantare dopo mesi di contestazione silenziosa, è stato chiaro che la squadra e il Mister avevano centrato un obiettivo importante almeno quanto la vittoria contro il Bologna: la riconquista del proprio pubblico. E il risultato finale è il suggello di una serata emozionante.
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— DAZN Italia (@DAZN_IT) September 14, 2025
Quattro pali colpiti, un rigore clamorosamente negato su Nkunku e l’espulsione dello stesso Allegri per proteste hanno reso la partita vibrante e intensa. L’allenatore ha già dato la sua impronta, tecnica e caratteriale. La trasformazione rossonera si vede nella gestione degli episodi: è un Milan attento, chi entra porta il suo contributo e la squadra è compatta. (continua dopo la foto)

Dal canto loro gli emiliani, reduci da un mercato di grandi cambiamenti e partenze pesanti, non trovano sbocchi contro un Milan che compensa con l’organizzazione ciò che ancora manca in qualità. Quattro mesi dopo la finale di Coppa Italia persa proprio contro il Bologna, la squadra di Allegri mostra una metamorfosi evidente. E l’allenatore è un vulcano, tanto da essere cacciato per proteste poco prima della fine della partita.
A fine partita Allegri prova a spiegare il perché della sua espulsione: “Cos’è successo? È stato per l’episodio del rigore, in quel momento ho avuto da ridire, ma niente di che, col quarto uomo. Fortunatamente la giacca mi ha salvato”.
Il cartellino rosso è arrivato arriva dopo un confronto con l’arbitro di bordo campo, che ha richiamato il direttore di gara dopo le proteste per il rigore tolto su Nkunku. Allegri ha lasciato il campo furioso, mentre Saelemaekers provava a calmarlo e il team manager lo accompagnava negli spogliatoi.
Quella di San Siro è solo l’ultima scena di un repertorio già noto agli appassionati: Allegri che urla, protesta e si sfoga con gesti teatrali. Dal celebre episodio di Carpi nel 2015 – quando alla Juventus si tolse la giacca urlando contro i suoi – fino alla finale di Coppa Italia 2024 contro l’Atalanta, la storia è costellata di momenti simili. (continua dopo la foto)

Lì volarono giacca e cravatta in contemporanea dopo un fallo non fischiato. A San Siro la scena si ripete, confermando l’immagine di un tecnico che vive le partite con un’intensità quasi fisica, capace di trascinare e infiammare l’ambiente anche nei momenti più tesi.
Allegri, sfuriate a parte, ha ricostruito un gruppo che lavora e si sacrifica, alzando il livello mentale prima ancora di quello tecnico. Il Bologna invece sembra in calo di entusiasmo e brillantezza: finisce 1-0 come in Coppa Italia, ma questa volta la festa è tutta rossonera.
Un Milan solido ed efficace
La difesa regge bene: Maignan, attento prima dell’infortunio che lo costringe a uscire dopo un’ora, Tomori guardingo a destra, Gabbia solido al centro e Pavlovic che cerca qualche iniziativa a sinistra. Nella ripresa debutta De Winter, che si vede poco: segno che i pericoli dalla sua parte vengono neutralizzati.
Più complessa la mappa del centrocampo. Saelemaekers parte piano e finisce forte; Estupiñan cala dopo un avvio brillante coronato da un palo; Fofana rincorre tutti, mentre Rabiot si inserisce pericolosamente negli spazi. Prima e dopo il gol che infiamma San Siro, Modric orchestra la manovra cercando spesso Loftus-Cheek, libero alle spalle di Gimenez.
L’attaccante messicano lotta ma conclude poco e male. Meglio il finale di Nkunku, che firma un paio di accelerazioni capaci di accendere il pubblico. Il Milan può così festeggiare non solo tre punti pesanti, ma la sensazione di aver ritrovato identità e connessione con la sua gente. E non è poco.
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