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Inter, tutti i motivi di un Aprile nero… ma non in Champions (e forse non è un caso)

L’Inter è ancora prima in classifica, in semifinale di Champions League, eppure il vento che soffia da Appiano Gentile non ha più lo stesso profumo. Aprile doveva essere lo scatto decisivo, il mese della consacrazione. Invece, si è trasformato in una brusca frenata. Il ko nel derby non è solo una ferita bruciante: è un campanello d’allarme per gli obiettivi che contano davvero.

Nel giro di quattro giorni sono arrivate due sconfitte pesanti che hanno lasciato scorie: l’eliminazione in Coppa Italia contro il Milan e il tonfo a Bologna. La squadra sembra sfinita, in debito di energie, e la preoccupazione cresce. Sette partite giocate ad aprile: solo due vittorie, tre pareggi e due sconfitte, le prime due consecutive dell’intera stagione.

Il successo contro il Bayern a Monaco è stato fondamentale per approdare in semifinale di Champions, ma in campionato il ritmo è calato drasticamente. Il pareggio contro il Parma da 0-2 a 2-2 grida vendetta. Inzaghi ha provato a tenere il gruppo sul pezzo, ma l’energia mentale sembra svanita. “C’è tanta stanchezza, ma non deve diventare un alibi”, ha detto il tecnico dopo il derby. Il problema, però, è reale.

La stanchezza fisica si legge sui volti e nei numeri. La squadra non riesce più a imporsi come prima. Il calendario è stato e resterà massacrante, ma adesso si vedono i primi veri segni di logoramento. Il giorno di riposo concesso da Inzaghi dopo il derby è un tentativo di ricaricare, ma la sensazione è che serva molto di più. Il dato che spiega molte cose è nei numeri: l’Inter ha giocato 1.500 minuti più del Napoli. Praticamente mezzo campionato. Troppo per non avere un calo.

Dal punto di vista psicologico la squadra sembra aver perso convinzione. Il tecnico dovrà trasformarsi in uno psicologo, oltre che in un allenatore. Il reparto difensivo, una volta punto di forza, è oggi un rebus. L’anno scorso in campionato l’Inter aveva subito 22 gol. Oggi siamo già a 32 reti incassate con ancora cinque giornate da giocare. Allargando il computo a tutte le competizioni, si passa da 34 gol complessivi della scorsa stagione a 44 subiti già ora.

E poi gli infortuni: ieri mancavano Thuram e Dumfries, a Bologna era toccato ad altri. Calhanoglu, Barella, Acerbi, Dimarco: tutti hanno saltato fasi importanti della stagione. Il calendario intasa le gambe, ma la gestione fisica in una simile situazione e dopo avere giocato così tanto è difficile da equilibrare. Anzi, impossibile, perché la vera Inter è solo quella dei titolari.

Il problema forse più serio riguarda infatti la qualità delle seconde linee. A San Siro contro il Milan, ancora una volta, Asllani e Taremi hanno deluso. A Bologna era toccato a Frattesi e Correa. Quando mancano i titolari, l’Inter cala visibilmente. Una squadra che sogna in grande non può permettersi tanta distanza tra primo e secondo livello.

E allora sì, la Champions sembra essere diventata l’unico faro. È lì che i nerazzurri continuano a brillare, a trovare motivazioni e forze inaspettate. Ma è un rischio. Perché vincere in Europa è difficilissimo e a volte basta un dettaglio per restare delusi. Ma è evidente che la testa dei giocatori è lì, anche perché per alcuni di loro questa sarà l’ultima possibilità per ottenere il trionfo più ambito.

Ed è così: alla Champions è stato sacrificato, in parte, il campionato. Anche questa è una scelta, ma è molto rischiosa, perché così l’Inter rischia di rimanere senza trofei. Con una grande stagione alle spalle, questo è innegabile, ma senza raccogliere il frutto di tante fatiche. La dirigenza dovrà ricordarsene in sede di mercato e quando dovrà stabilire gli obiettivi futuri.

C’è ancora tempo per raddrizzare la rotta. In teoria, una doppietta storica è ancora possibile, anche se sembra molto improbabile. Il Barcellona è fortissimo e in campionato il Napoli ha un calendario facile. Serve però una scossa, un reset vero. Il calendario è da brividi, ma non c’è tempo per pensarci. Inzaghi è chiamato a gestire un finale tremendo, ma centrare uno dei due obiettivi sarebbe il suggello di una stagione straordinaria. Altrimenti resterà il rimpianto di avere osato troppo.

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