
Jannik Sinner e Jack Draper sono amici veri. Il tennis è sport dove l’eleganza domina anche nella sofferenza. E allora c’è qualcosa di stonato – come un Mi bemolle in un valzer di Chopin – nell’odio che ha circondato il nostro atleta, riconosciuto innocente dai suoi stessi accusatori, dopo la vicenda Clostebol. Con frecciatine e dichiarazioni fuori luogo che sono arrivate persino da qualche astiosa vecchia gloria di altri sport, anche in Italia. Per fortuna ci sono gli amici. E Draper è uno di loro.
Jack Draper: “Sinner è un amico vero, non merita l’odio ricevuto” https://t.co/g7uFrw2yhu
— Tie Break (@tiebreakchannel) April 22, 2025
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Il britannico, oggi numero 5 del seeding al Masters 1000 di Madrid e recente trionfatore a Indian Wells, ha affidato ai microfoni della BBC e del Guardian un ritratto lucido, affettuoso, profondo del campione altoatesino. Non servono giri di parole: “Jannik è una persona splendida, di buon cuore. Non merita tutto l’odio che sta ricevendo”.

Parole che suonano come un abbraccio, un “non sei solo” che riempie un campo virtuale. Perché Draper e Sinner si conoscono da anni, hanno condiviso doppi, risate e rincorse da quando i loro ranking viaggiavano in carrozza, lontani dalla nobiltà dell’élite. “Quando mi chiedono di lui, dico sempre la verità: è gentile, sincero, e un giocatore straordinario”.
Draper non si sottrae neppure al tema più spinoso. Quel caso, scomodo e in sospeso, che ha temporaneamente tolto Sinner dal circuito: “Sono certo che sia estraneo a tutta la vicenda. Ma la vita è così: a volte capitano degli errori”. È un colpo liftato di umanità, che spazza via dietrologie e sospetti con la forza della fiducia. Fiducia che non si compra con i punti ATP.
E proprio dalla fiducia nasce il gesto più naturale: allenarsi insieme. Montecarlo ha fatto da cornice al ritorno di Sinner agli allenamenti, e Draper c’era. Presente, come un vecchio compagno di scuola tornato a cercare il vicino di banco. “Cercavo qualcuno con cui allenarmi e sapevo che Jannik era lì. Ci siamo organizzati e abbiamo giocato per tre o quattro giorni. Lui, come sempre, professionale e silenzioso: del resto, se è il numero 1 al mondo ci sarà un motivo”.

Se c’era della ruggine nel gioco di Sinner, non si è vista. O almeno, Draper non l’ha percepita. Al contrario, ha notato qualcosa di ben diverso: “Jannik è costante, gioca alla grande. Più punti facevamo, più mi accorgevo di quanto stesse migliorando”. E allora viene da pensare che l’assenza sia stata forse soltanto una pausa in un percorso di crescita che non si è mai fermato.
Il conto alla rovescia è iniziato: gli Internazionali di Roma segneranno il rientro ufficiale di Sinner. Il Foro Italico, casa e tempio, sarà l’ovale perfetto per riaccogliere il rosso di San Candido e per verificare le sue condizioni. Draper lo aspetta: “La sua assenza si è fatta sentire. È stato bello ritrovare il campo insieme a lui”.
E noi, che ci commuoviamo ancora per un passante in corsa e che sappiamo leggere i gesti muti di uno spogliatoio, sappiamo bene che c’è qualcosa di sacro in queste alleanze che lo sport crea. Jack e Jannik: amici sempre, come certi doppi che non si sciolgono mai. Perché, alla fine, anche nei giorni più difficili, il tennis è una questione di fiducia. E di chi sceglie di starti accanto, senza calcoli.
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