
Papa Francesco, il duro attacco dopo la sua morte: le parole dell’ex arcivescovo Viganò – Eccoci nel cuore pulsante di uno dei più clamorosi scontri ecclesiastici del nostro tempo. Da una parte, l’uomo che ha cercato di riformare la Chiesa con parole di misericordia, aperture e dialogo. Dall’altra, il suo accusatore più feroce: l’ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò, oggi scomunicato e fuori da ogni cornice di obbedienza ecclesiale, ma tutt’altro che silenzioso. Nemmeno la morte di Papa Francesco ha messo fine alla sua crociata personale. Anzi, ha aggiunto benzina sul fuoco. (continua a leggere dopo le foto)

Papa Francesco, il duro attacco dopo la sua morte: le parole dell’ex arcivescovo Viganò
La rottura tra i due era nota da tempo. Già da anni, Viganò aveva preso le distanze da Jorge Mario Bergoglio, accusandolo apertamente di aver tradito la dottrina e di aver guidato la Chiesa cattolica lungo un sentiero pericoloso. Ma nel luglio scorso, la frattura è diventata ufficiale e definitiva: scomunica. Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha emesso un comunicato in cui si parlava di scomunica latae sententiae, ossia automatica, per scisma. Le parole del documento non lasciavano spazio a interpretazioni: «Sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II». (continua a leggere dopo le foto)

Papa Francesco, il duro attacco dopo la sua morte: interviene l’ex arcivescovo Viganò
In sintesi: Viganò aveva detto “no” al Papa, alla Chiesa così com’è oggi, al Concilio Vaticano II. E per questo è stato scomunicato. Ma non finisce qui. Dopo la morte di Francesco, l’84enne ex arcivescovo ha rilanciato con una dichiarazione a dir poco apocalittica: «Anche Bergoglio non ha potuto sottrarsi al Giudizio particolare. Ora dovrà rendere conto dei crimini di cui si è macchiato: primo fra tutti, l’aver usurpato il soglio di Pietro per distruggere la Chiesa cattolica e perdere tante anime». Il tono è quello di un’accusa medievale, da rogo inquisitorio. E non è un’iperbole.
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