Una partita bellissima e folle, di quelle che ricordano perché il calcio è uno spettacolo imprevedibile. Per trenta minuti solo Roma, poi trenta di solo Milan e un finale da batticuore. Alla fine, vince il Diavolo (1-0), grazie a un grande strappo di Leao e a un difensore goleador, Pavlovic, oltre che e Maignan, che ha blindato la vittoria parando un rigore nel finale.
#MilanRoma, #Stramaccioni a @DAZN_IT: “Il gol di @RafaeLeao7 ha cambiato l’inerzia. Vincere due scontri diretti può essere …” – @acmilan #ACMilan #Milan #SempreMilan #RafaelLeao #RafaLeao #Leao https://t.co/W2ZwXZ7mUq
— PianetaMilan.it (@PianetaMilan) November 2, 2025
Il primo tempo è un assedio giallorosso. Per più di mezz’ora, la Roma domina in lungo e in largo, con un pressing feroce e una manovra fluida che schiaccia i rossoneri nella propria metà campo. solo che là davanti le polveri sono bagnatissime e manca una punta centrale. Nonostante questo, Cristante sfiora il gol due volte in apertura e anche Ndika si rende pericoloso.
Ma l’occasione più nitida capita sul piede di Dybala, che spreca una grandissima opportunità calciando a lato da una decina di metri con una buona porzione di porta spalancata sull’angolo sinistro di Maignan, che non ci sarebbe mai potuto arrivare.
Il Milan è irriconoscibile: Bartesaghi in difficoltà, Leao e Nkunku che non riescono a tenere palla. A un certo punto, il portiere francese deve persino calmare il giovane terzino, travolto dalla pressione. Gasp invece può godersi una grande Roma con l’eccezione dell’attaccante argentino, che alla fine risulterà decisivo… al contrario. Decisamente una delle prestazioni peggiori di Dybala da quando è a Roma. (continua dopo la foto)

Come spesso accade nel calcio, dopo tanta pressione, alla prima vera occasione i rossoneri colpiscono. Al 39’ Leao parte in progressione, brucia Ndicka e offre un assist al bacio a Pavlovic: sinistro da pochi passi a porta sguarnita e palla in rete. È il gol che ribalta l’inerzia dell’incontro e trasforma il Meazza in una bolgia.
Al rientro in campo, sembra che le due squadre si siano scambiate di posto: il Milan si scrolla di dosso le paure e mette in campo il suo mix di equilibrio e qualità. In cinque minuti crea tre palle-gol clamorose: Fofana spreca un gol già fatto calciando a lato un pallone invitante, Leao sfiora il raddoppio e Nkunku coglie un palo rocambolesco con una deviazione involontaria su corner.
La Roma, invece, per 25 minuti scompare dal campo. In molti si chiedono perché Gasperini non inserisca una punta centrale, visto che quasi tutti i tentativi giallorossi scaturiscono da cross dalle fasce, ma che in mezzo non c’è nessuno a raccoglierli.
Poi, finalmente, a 20′ dalla fine il tecncico giallorosso dà spazio prima a Bailey, poi a Dovbyk e infine anche a Baldanzi. una mossa tardiva che però cambia nuovamente la gara – anche se è il Milan a fallire una gigantesca occasione con Leao, il cui tiro a porta sguarnita dopo una parata incerta di Svilar viene respinto sulla linea da Hermoso.
Milan, vittoria di “corto muso” per il primo posto
In questa occasione l’attaccante portoghese poteva sicuramente fare molto meglio, ma è un peccato perdonabile se si pensa che per tutto il resto della partita è stato una spina nel fianco della difesa giallorossa. Oggi a San Siro si è visto un ottimo Leao, probabilmente nella versione più “allegriana” da inizio stagione.
Alla fine, la pressione romanista genera un calcio di punizione dal limite. Calcia Pellegrini, e qui arriva il colpo di scena: Nkunku salta con il braccio alto e devia la palla con il gomito. Inevitabile il fischio dell’arbitro Guida, è rigore. Sul pallone va Dybala, che però conclude una serata da dimenticare calciando piuttosto male. Maignan – tornato “Magic Mike” – vola sulla sua sinistra e respinge. Il Meazza esplode: è la parata che chiude i conti.
Per Allegri è una vittoria importante, che permette ai rossoneri di agganciare l’Inter e la stessa Roma a quota 21 a un punto dal Napoli capolista. La squadra di Gasperini, invece, torna a casa tra i rimpianti: tanto gioco, molte occasioni ma come al solito grandi problemi realizzativi, oltra alla sensazione di aver gettato via una grande occasione.
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