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Allenatori italiani senza panchina: chi meriterebbe una chiamata in Serie A?

In un’estate di grandi movimenti sulle panchine di Serie A, c’è un gruppo di allenatori italiani che osserva in silenzio, in attesa di una nuova occasione. Tecnici con esperienza, idee moderne e spesso anche un passato recente tutt’altro che deludente, ma che al momento risultano senza squadra. Nel calcio di oggi, dove i cicli si accorciano e le panchine cambiano spesso volto, è lecito chiedersi: chi tra questi allenatori meriterebbe davvero una nuova chiamata in Serie A? Chi ha ancora molto da dare, ma non ha (ancora) trovato l’occasione giusta? Dai profili più navigati a quelli emergenti, analizziamo i nomi più interessanti rimasti senza incarico, valutando curriculum, stile di gioco e potenziale impatto su una nuova squadra. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Luciano Spalletti

Luciano Spalletti è di nuovo un uomo libero, e il suo futuro si fa immediatamente terreno fertile per speculazioni e desideri di mercato. Dopo un’esperienza breve e amara alla guida della Nazionale italiana — conclusasi con un esonero anticipato e una pesante sconfitta in Norvegia — il tecnico di Certaldo si ritrova senza panchina, ma con un profilo ancora intatto: vincente, esperto e ora svincolato. La sua uscita dalla FIGC è avvenuta senza buonuscita né contenziosi, a conferma della sua volontà di voltare pagina in fretta. Spalletti ha dichiarato di non sentirsi “crollare il mondo addosso”, ma ha anche lasciato intendere che non resterà lontano dai campi troppo a lungo.

A tendere l’orecchio con maggiore attenzione è la Juventus, dove l’attuale tecnico Igor Tudor, pur fresco di rinnovo fino al 2027, resta sotto osservazione. Il Mondiale per Club ha già messo in luce i limiti del progetto e un avvio deludente in campionato potrebbe far saltare gli equilibri. Spalletti è da tempo nei radar bianconeri, e con il suo carisma e la sua capacità di costruire gruppi vincenti, potrebbe rappresentare la figura giusta per rilanciare un ciclo. L’interesse della Juve non è nuovo, ma ora le condizioni sembrano maturare: panchina instabile a Torino, voglia di rivincita dell’ex ct, e un mercato allenatori in continua evoluzione. Il rebus è aperto, ma una cosa è certa: Spalletti è pronto a tornare.

Thiago Motta

Dopo l’uscita di scena dalla Juventus, Thiago Motta si prende il suo tempo. L’esonero del 23 marzo ha chiuso anzitempo un progetto triennale nato con l’obiettivo dichiarato di ringiovanire e rilanciare la squadra, ma interrotto quando i bianconeri erano ancora pienamente in corsa per la qualificazione alla Champions League. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex tecnico ha voluto chiarire la propria posizione: nessun fallimento, nessun litigio con la dirigenza, nessuna frattura nello spogliatoio. Solo un percorso iniziato tra difficoltà — infortuni, turn-over, pressioni — e finito troppo in fretta.

Motta ha respinto con forza le accuse di mancanza di empatia e ha difeso il lavoro svolto con uno sguardo lucido e autocritico, pronto a riconoscere gli errori senza sminuire i risultati raggiunti. Oggi, senza panchina, si dedica alla famiglia in Portogallo e si aggiorna, in attesa della prossima occasione. Nessuna fretta, solo la voglia di scegliere con consapevolezza il progetto giusto, che possa valorizzare le sue idee e permettergli di costruire con più tempo e meno turbolenze. Perché l’esperienza alla Juve, comunque la si giudichi, lo ha segnato e rafforzato.

Raffaele Palladino

Il futuro di Raffaele Palladino, dopo l’inaspettato addio alla Fiorentina, è oggi un’incognita affascinante del panorama calcistico italiano. Le sue dimissioni, arrivate come un fulmine a ciel sereno e senza alcuna proposta concreta da parte di altri club, lo lasciano momentaneamente fuori dal giro, ma non certo fuori dai radar. Allenatore giovane, ambizioso e con una chiara visione tattica, Palladino ha mostrato nelle sue esperienze a Monza e Firenze di saper imprimere una forte identità alle sue squadre, lavorando con coraggio e idee moderne.

Eppure, nonostante il rinnovo appena firmato e un sesto posto che garantiva l’Europa, il rapporto con l’ambiente viola si è deteriorato: troppe tensioni, troppe critiche, anche ingenerose, da parte della tifoseria. La sua scelta di farsi da parte senza una nuova destinazione appare rischiosa, quasi un autogol, ma lascia intendere che dietro ci sia una motivazione profonda e personale. Non è da escludere che Palladino stia aspettando un progetto che rispecchi davvero le sue ambizioni e il suo modo di intendere il calcio. I nomi delle big circolano, ma per ora nulla di concreto. Potrebbe scegliere di aspettare l’evolversi della stagione, magari subentrare in corsa, oppure guardare all’estero. Di certo, uno come lui non resterà disoccupato a lungo.

Paolo Vanoli

Dopo l’addio al Torino, Paolo Vanoli si ritrova libero da vincoli contrattuali e al momento anche privo di offerte. La sua attitudine al lavoro con organici non stellari, la capacità di dare solidità difensiva e il suo pragmatismo tattico potrebbero calzare a pennello con le ambizioni di molte società in Serie A. Il suo 3-5-2, collaudato e flessibile, ha già dato prova di efficienza tanto a Venezia quanto a Torino, e l’attenzione al lavoro sugli esterni e sulle transizioni lo rende adatto a contesti in cui l’equilibrio è fondamentale.

Tuttavia, il futuro dell’ex tecnico granata non è affatto scontato: si parla anche di opzioni in Serie B, magari in squadre ambiziose in cerca del salto di qualità, oppure di avventure all’estero, dove il calcio italiano continua a godere di considerazione. L’ipotesi di un anno sabbatico esiste ed è concreta: Vanoli è motivato, ha chiuso la stagione consapevole di aver fatto il massimo in un contesto difficile e ora aspetta il progetto giusto per ripartire.

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