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Milan, il triste (e silenzioso) addio di Conceicao: cosa succederà al Mister rossonero

Milan, l’epilogo è tristissimo e ha il suono cupo dei passi che rimbombano in uno stadio silente. Niente standing ovation, nessuna passerella, nemmeno una conferenza per congedarsi. Sergio Conceiçao saluta il Milan nel modo più anonimo possibile: da squalificato, fuori dalla panchina, e probabilmente anche senza parlare.

Domani, contro il Monza a San Siro, i rossoneri giocheranno l’ultima partita della stagione, ma per l’allenatore portoghese il sipario è già calato. Era arrivato lo scorso 30 dicembre con l’ambizione di lasciare il segno, con un contratto fino al 2026 e il carisma di chi sa stare in trincea.

Invece, Conceiçao si congederà mestamente: squalificato dopo il cartellino rosso rimediato contro la Roma, toccherà al suo vice, Joao Costa, guidare la squadra. Nessuna conferenza stampa della vigilia e poche speranze di sentire le sue parole nel dopogara. Un addio silenzioso, che fotografa alla perfezione il naufragio tecnico e umano di questi cinque mesi.

Le sue ultime dichiarazioni, pronunciate negli spogliatoi dell’Olimpico dopo la sconfitta con la Roma, suonano quasi come un epitaffio: “Ho fatto riflessioni fin dal primo giorno. È stata una buona stagione? Ovviamente no. E quella di oggi rappresenta ciò che ho vissuto in questi cinque mesi: tanti episodi negativi, piccoli e grandi”.

Conceiçao ha totalizzato 33 punti in 19 giornate, tanti quanti l’Atalanta nello stesso periodo, ma meno di Roma, Inter, Napoli e Juventus. Dati impietosi, che non possono salvare il senso di una stagione priva di identità e continuità. E non certo per colpa esclusiva del Mister, e probabilmente nemmeno di Fonseca. “Un anno così, per una squadra storica come il Milan, non va bene. Poi ognuno deve valutare il proprio lavoro: io sono esigente con me stesso”.

Il destino di Conceiçao si è consumato il 14 maggio, quando il Bologna ha alzato la Coppa Italia lasciando al Milan solo una medaglia d’argento. Ma è stato il secondo ko consecutivo all’Olimpico, stavolta contro la Roma, a cancellare ogni residua speranza di salvezza: niente Europa per i rossoneri nel 2025-26. La parola “fallimento” è ormai scolpita sulla stagione milanista.

Dal 2015-16, quando guidava il Vitoria Guimaraes, Conceiçao non finiva mai fuori dalle prime otto nei vari campionati. Al Porto, aveva sempre chiuso tra i primi tre. Milano è stata l’eccezione, non la regola, ma anche la ferita più profonda. Un’esperienza che, probabilmente, non resterà nel cuore nemmeno del diretto interessato.

E chissà se quel sigaro fumato nello spogliatoio a Riad, dopo il primo e unico successo da tecnico del Milan, oggi non gli lasci solo un sapore amaro in bocca.

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