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Wimbledon e la tradizione: la “regola sacra” rimasta uguale dal 1877

A Wimbledon non si scherza. È il torneo che più di ogni altro custodisce le proprie tradizioni come un patrimonio intoccabile. E tra tutte, ce n’è una che resiste da quasi 150 anni: esattamente dal 1877. Nessuna deroga, nessun ripensamento. Si sa, gli inglesi alle tradizioni ci tengono, e lo Slam londinese ne è un esempio lampante.

La regola intoccabile è una questione di vestiario, e riguarda l’obbligo del bianco in campo. Nessuna deroga, nessuna esibizione creativa: chi vuole competere sull’erba londinese deve rispettare un dress code rigoroso. Anche Jannik Sinner, reduce da un Roland Garros in blu-verde e colletto bianco, dovrà tornare al completo candido. Come tutti. E come sempre.

La domanda torna puntuale ogni estate: perché si gioca in bianco a Wimbledon? La risposta affonda nel 1877, anno della prima edizione del torneo. Il bianco era il colore dell’aristocrazia, simbolo di pulizia e raffinatezza. Ma c’è anche un’altra motivazione, più concreta: era il modo migliore per nascondere le macchie di sudore in uno sport elegante per definizione. Da allora, il total white è diventato legge.

Nel tempo, però, qualcosa si è leggermente smussato. Dal 2023, per esempio, alle tenniste è concesso indossare biancheria intima colorata, una scelta fatta per tutelare la serenità delle atlete durante il ciclo mestruale. Una decisione arrivata dopo le parole di Coco Gauff, che aveva descritto il disagio provato nel giocare sotto quel tipo di pressione. (continua dopo la foto)

Ma si sa, dove c’è una regola, c’è sempre qualcuno che ci prova. Persino Roger Federer, otto volte campione, nel 2013 fu costretto a cambiare le scarpe per una suola arancione considerata inaccettabile. Un errore imperdonabile, in un luogo dove il rispetto per la tradizione è quasi sacro.

Diverso, invece, il caso di Jannik Sinner: nel 2022 il tennista azzurro fece notizia per essere entrato in campo con una borsa Gucci. Nulla di vietato, ma trattandosi del primo accessorio fashion a comparire sul Centrale, fu necessario il via libera da parte di Wimbledon, ITF e ATP. Insomma, ogni dettaglio deve essere conforme.

E poi ci sono i “bad boys” del circuito. John McEnroe fu celebre per la sua fascia rossa, una provocazione sottile quanto significativa. Più diretto Nick Kyrgios, che si presentò addirittura con scarpe rosse, salvo poi cambiarle per disputare il match. Giusto il tempo di farsi notare.

Wimbledon non è solo un torneo: è un rito. E come ogni rito ha le sue regole. La più visibile è il bianco. Ma dietro, c’è molto di più: storia, rigore, identità. E nessuno può permettersi di ignorarlo.

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