La strategia vincente degli americani (con appoggi inaspettati)
Il vero colpo di scena si è giocato sul piano internazionale. La figura di Prevost, missionario in Perù e uomo di dialogo, è diventata in poche ore un punto di convergenza per americani, africani e asiatici. I cardinali asiatici, in particolare, hanno visto in lui una garanzia contro l’eccessiva influenza della Cina, mentre molti africani lo hanno sostenuto come baluardo a difesa della famiglia tradizionale e contro le aperture verso il mondo LGBTQ+.
Parolin è stato bruciato subito, nei primi scrutini. Il Segretario di Stato ha capito l’aria che tirava e ha compiuto un passo indietro con eleganza. Durante il pranzo di giovedì, secondo fonti interne, si sarebbe tenuto il confronto decisivo. Da lì, tutto è precipitato: al quarto scrutinio, Prevost ha raggiunto il quorum in modo netto e inequivocabile.

Il momento decisivo: “Vocabor Leone XIV”
Dopo la vittoria, il rito è proseguito come da tradizione, ma con un’intensità emotiva insolita. I cerimonieri Marco Agostini e Massimiliano Boiardi hanno lavorato insieme a monsignor Ravelli, incaricato di redigere il verbale di accettazione. Il momento simbolico è arrivato quando, a nome di tutti, è stato Parolin a porgere la fatidica domanda in latino:
“Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?” “Accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice?“
La risposta di Prevost è stata secca: «Vocabor Leone XIV». Lo sguardo tra il vincitore e lo sconfitto ha sigillato un momento storico. Nel giro di pochi minuti, il neo Papa ha indossato i paramenti tradizionali e scritto il suo primo discorso, pronto per l’affaccio dalla Loggia delle Benedizioni.
Il sipario sul conclave, la delusione per l’Italia
La sera è calata sulla Cappella Sistina, ma una nuova era si è appena aperta. E mentre Leone XIV si presenta al mondo, i cardinali italiani fanno i conti con l’ennesima delusione. Dal 1978, anno della morte di Papa Luciani, nessun italiano è più salito al soglio di Pietro. E la sensazione è che questo vuoto non verrà colmato tanto presto.
Il conclave del 2025 sarà ricordato non solo per l’elezione di un Papa americano, ma per la crisi di leadership della Chiesa italiana, ormai sempre più periferica rispetto ai nuovi equilibri globali.
Leggi anche: Papa Prevost, chi era davvero il nonno italiano: “Non una persona qualunque”
Leggi anche: Papa Prevost, tutto sulla sua famiglia: chi sono i fratelli e le sue origini
Leggi anche: Pietro Parolin, come e perché non è diventato Papa