
Il caso dello spionaggio ai danni dell’ex campione olimpico Marcell Jacobs è giunto a una prima conclusione: Giacomo Tortu, fratello di Filippo, è stato squalificato e inibito per 36 mesi dal Tribunale federale della Fidal. La decisione chiude uno dei casi più scomodi e delicati degli ultimi anni, quello del presunto spionaggio ai danni di Jacobs, compagno di staffetta di Filippo Tortu e oro olimpico nella 4×100 ai Giochi di Tokyo.
Spy story Jacobs, il fratello di Tortu squalificato e inibito per tre anni #tortu https://t.co/qPwkDQKWtt
— SportMediaset (@sportmediaset) October 9, 2025
Secondo quanto emerso dall’inchiesta federale, Giacomo Tortu avrebbe commissionato un hackeraggio a un’agenzia privata, nel tentativo di reperire presunte prove su un presunto uso di sostanze dopanti da parte di Jacobs. Un’operazione illegale e senza fondamento che aveva scosso l’ambiente dell’atletica, incrinando l’immagine del gruppo azzurro protagonista delle Olimpiadi 2021.
Durante il procedimento, Tortu si è assunto ogni responsabilità, evitando così conseguenze per altri tesserati. Il fratello di Filippo, che non ricopre incarichi federali ma è comunque tesserato Fidal, è stato riconosciuto colpevole di violazioni gravi ai principi di lealtà, probità e correttezza sportiva, cardini del regolamento federale.
Il Tribunale della Federatletica ha stabilito una pena di 30 mesi per la violazione delle norme statutarie e regolamentari, più sei mesi aggiuntivi per “aver commesso l’illecito al fine di ottenerne od occultarne un altro, o per procurare un vantaggio personale o ad altri”.
In totale, dunque, tre anni di inibizione: Giacomo Tortu non potrà accedere ai campi di allenamento né di gara, né potrà assumere ruoli all’interno di società affiliate per tutta la durata della squalifica.
La Procura federale aveva chiesto inizialmente la radiazione, la massima sanzione prevista. Il Tribunale ha optato invece per una pena ridotta, ritenendo rilevanti la confessione e la collaborazione di Tortu nel corso dell’indagine. Nessun coinvolgimento diretto, invece, per Filippo Tortu o altri atleti della nazionale.
Con questa sentenza si chiude una vicenda che ha lasciato un segno profondo nel mondo dell’atletica azzurra.
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