
A un anno dalla positività di Jannik Sinner al Clostebol, l’International Tennis Integrity Agency rompe il silenzio e difende la gestione del caso. Karen Moorhouse, Ceo dell’agenzia, ha chiarito che non vi è stata alcuna violazione delle norme antidoping e che la sospensione provvisoria del tennista azzurro non è mai stata resa pubblica perché il ricorso ha avuto esito positivo.
Un anno fa (a Indian Wells) Jannik Sinner risultò positivo a un controllo antidoping e iniziò il proprio calvario che si è esaurito con l'assoluzione per l'ITIA e la successiva squalifica di tre mesi in seguito all'accordo stipulato con la Wada a febbraio. #Tennis #Sinner pic.twitter.com/6XkW7ZyUUS
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) March 12, 2025
Le critiche al caso Sinner si sono concentrate soprattutto sulla comunicazione tardiva dei test positivi, così come accaduto per Iga Swiatek. Moorhouse ha spiegato che l’Itia ha annunciato solo sospensioni provvisorie, non test positivi.
“Si è erroneamente creduto che stessimo annunciando positività ai test, quando in realtà comunicavamo sospensioni provvisorie. In entrambi i casi, le regole sono state rispettate”.
Jannik Sinner, “non c’è stata alcuna intenzione di doping”
L’Itia ha accettato la spiegazione fornita da Sinner, secondo cui la presenza di Clostebol nel suo organismo era dovuta a un massaggio effettuato da un membro del suo entourage. Nessuno del suo staff è stato perseguito perché, secondo la consulenza legale ricevuta dall’Itia, non vi era alcuna intenzione di doping.
“La maggior parte delle violazioni prevede un intento doloso”, ha sottolineato Moorhouse, “ma nel caso Sinner non c’era alcuna giustificazione per procedere penalmente“. Con questa dichiarazione, l’Itia chiude ufficialmente il caso, ribadendo che il sistema antidoping del tennis ha operato nel pieno rispetto delle regole.
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