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Milan, ascolta Capello: “Niente rivoluzioni, vi spiego cosa deve fare la società e chi deve restare”

Milan, Fabio Capello, Mister di tanti trionfi rossoneri, ha preso carta e penna e ha scritto quello che pensa sul rilancio del club. Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, l’ex allenatore ha offerto la sua lettura schietta sul futuro della sua ex squadra. Dopo la bella vittoria nel derby di Coppa Italia contro l’Inter, Capello ha deciso di dire la sua.

Prima di tutto, spiega Capello, basta con le rivoluzioni. “Due o tre innesti di spessore, veri, non scommesse”, ha scritto. Non otto, non dieci, non la solita rivoluzione estiva in stile tutto da rifare. Capello, pragmatico come ai tempi delle sue panchine vincenti, indica la via con pochi concetti ma netti: qualità, certezze, continuità.

L’ex tecnico non ha dubbi: la base su cui ricostruire esiste già. E ha i volti di Reijnders, Pulisic e Fofana. Giocatori che si sono imposti nel caos, che non si sono persi nei fumi tossici di una stagione altalenante. Capello confessa di aver seguito Reijnders anche in Nazionale: “Personalità da vendere”, sentenzia. Pulisic? “Parte da sei e mezzo e può toccare il sette ogni domenica”. Fofana? “Una sorpresa preziosa”.

E poi c’è Tomori, riscoperto e forse sottovalutato troppo a lungo. Pavlovic, che ha messo in mostra una determinazione da veterano. E Leao, il grande enigma: “Se giocasse all’80% del suo potenziale, sarebbe inarrestabile. Ma spesso si ferma al 40”. Parole che suonano come uno schiaffo e un incoraggiamento, insieme.

Su Maignan, Capello non ha dubbi: “Difficile trovare di meglio senza spendere un patrimonio”. Una sentenza da tenere presente nel mercato rossonero. Diverso invece il discorso su Theo Hernandez, per cui il problema non è tecnico, ma mentale: “Se è svogliato come quest’anno, diventa un peso. Se ha voglia, è un’arma letale”.

E poi l’attacco, terreno minato per chiunque: Gimenez resta un mistero, mentre su Jovic c’è una speranza che si riaccende. “Al Real Madrid avevano visto qualcosa. Se ora si sente libero, può diventare utile. Aspettiamolo”.

La lezione di Capello è chiara: il Milan non deve perdersi nei soliti sogni d’estate, nelle rivoluzioni che fanno più rumore che risultati. Servono certezze, servono uomini veri. Bastano due o tre. Ma quelli giusti. Perché le squadre si ricostruiscono con idee lucide, non con le figurine. E se lo dice Capello, forse è il caso di ascoltarlo.

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