
A Tokyo è nata una stella. Con uno stacco da 8.39 metri, Mattia Furlani è diventato il più giovane campione del mondo di salto in lungo della storia, regalando all’Italia un oro iridato che mancava da molto tempo. Un successo che porta in Paradiso l’atletica azzurra e alimenta i paragoni con i giganti del passato.
🥇Congratulazioni a Mattia Furlani, campione del mondo nel salto in lungo con un nuovo primato personale di 8,39 metri! 💛❤️#ASRoma pic.twitter.com/o0ChD2XQMz
— AS Roma (@OfficialASRoma) September 17, 2025
Dopo la finale, il ventenne di Rieti ha rilasciato una bella intervista alla Gazzetta dello Sport, “frizzante” ed entusiasta come è giusto alla sua età. Mattia mostrato tutta la sua felicità, tra battute, riflessioni e anche un… “salto” nel futuro: cosa farà adesso, dove si vede fra qualche anno. “Ora play, rap e supplì“, scherza. Ma dietro il sorriso c’è il segno di una determinazione che, unita al talento, si prefigge di riscrivere i confini della disciplina. (continua dopo la foto)

Dopo le imprese che, sempre a Tokyo (ma alle Olimpiadi di qualche anno fa), hanno reso famosi nel mondo Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, ora è il salto in lungo a tornare protagonista. Furlani non solo ha riportato l’Italia sul tetto del mondo, ma ha dimostrato di possedere un carisma fuori dal comune. Il suo oro a Tokyo ricorda il 1991 di Mike Powell su Carl Lewis: stessa città, stesso brivido, ma stavolta è una storia azzurra.
A soli vent’anni, Furlani è già nella storia, e nonostante le poche ore di sonno resta brillante: “È proprio figo, un’emozione forte, una magia“, dice, con un sorriso furbo e sbarazzino. Se lo può permettere, Mattia, insieme a quel linguaggio da rapper: la sua passione fuori dalla pista. In questo momento si può permettere tutto.
Ha ricevuto “mille messaggi”, racconta, molti dai rapper che segue – tra cui Ghali e Astro – e confessa di non vedere l’ora di tornare a Rieti per abbracciare la fidanzata Giulia, giocare alla Playstation, ascoltare musica prodotta dal fratello Luca e mangiare supplì. La mamma è “l’artefice numero uno” del successo, dice, rivendicando il lavoro di squadra dietro l’impresa.
Il 20 ottobre riprenderanno gli allenamenti per migliorare stabilità, atterraggi e carichi di lavoro. Lo stesso Mattia non si nasconde, quando c’è da fissare un obiettivo, ed è una misura che fa impressione a pensarla, figurarci a volarci sopra: “Un giorno raggiungerò gli 8.60 metri“, assicura con una sicurezza che fa pensare che ce la farà davvero. Ma Furlani non nasconde di guardare anche alla velocità pura: “Un giorno correrò i 100, ma non dico i tempi, sembrerei uno spaccone“. (scrivi articolo da questo testo)

Il campione ammette di ispirarsi a Powell, Lewis e Jacobs. Di Powell dice: “È nella storia, un mentore, un ispiratore“, mentre di Lewis ammira la leggerezza. “Lui era il Figlio del Vento, io sono Spiderman“. Nelle sue parole c’è un giusto mix di consapevolezza del presente e ambizione per un domani che si preannuncia ricco di successi: “Mi do sei anni di tempo per avvicinare i primati”.
Dopo aver battuto Gayle e staccato Tentoglou, Furlani si sente pronto per sfidare il mondo. E lo fa lanciando un appello i giovani suoi coetanei. “Non abbiate paura, buttatevi nella mischia. È rispetto verso se stessi e il proprio lavoro”. E alla Roma, la sua squadra del cuore, lancia un invito scherzoso: “Se non mi chiamano, ci vado lo stesso“.
Tokyo ha incoronato un nuovo eroe dell’atletica. Con la sua freschezza, la sua forza e la sua fame di record Mattia Furlani ha conquistato l’oro mondiale, ma anche scritto il suo percorso verso il futuro. Ed è un percorso che brilla come una medaglia. D’oro, naturalmente.
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