
Mike Maignan, la miccia si è riaccesa a poche ore dalla sfida di campionato tra Udinese e Milan, quando nei pressi del Bluenergy Stadium è comparso uno striscione offensivo rivolto al portiere rossonero: “Maignan uomo di m…”. Un attacco volgare, subito rimosso, che ha inevitabilmente riportato alla luce le tensioni fra il portiere francese e una parte del tifo friulano.
"#Maignan uomo di m…", striscione offensivo prima di #UdineseMilan. E ora… #SempreMilan #Milan https://t.co/9LDpDJGVzI
— PianetaMilan.it (@PianetaMilan) April 10, 2025
Dopo le polemiche, è arrivata la risposta ufficiale della Curva Nord dell’Udinese, che ha preso posizione con un comunicato dai toni decisi: “Friuli, Udine e la Curva Nord non sono razzisti. Dimostriamolo”, si legge nella nota. Il messaggio prosegue difendendo la tifoseria organizzata.
“Il nostro dissenso verso Mike Maignan (il popolo friulano non dimentica), sarà fatto in maniera civile senza cadere in atteggiamenti discriminatori”. Un invito, dunque, a esprimere la propria opinione restando nei canoni della correttezza, e un attacco neanche troppo velato alle “risonanze mediatiche più o meno pilotate” che avrebbero, a loro dire, amplificato l’episodio del gennaio 2024.
È proprio da lì che parte tutto. Nella partita dello scorso anno, vinta 3-2 dal Milan in rimonta, un gruppo ristretto di tifosi posizionati dietro la porta aveva rivolto frasi razziste a Maignan. Il portiere francese aveva denunciato pubblicamente l’accaduto, condannando l’intera curva per il silenzio generale.
Un’accusa che gli ultras bianconeri non hanno mai digerito, sentendosi ingiustamente etichettati per colpa di pochi.
Maignan, una giusta denuncia e un paradosso
Le indagini, supportate dalle telecamere di sorveglianza, avevano rapidamente identificato quattro persone – tre uomini e una donna – ritenute responsabili degli insulti razzisti. Nei loro confronti era stato emesso un Daspo di cinque anni, mentre la giustizia sportiva aveva punito la Curva Nord con due gare a porte chiuse.
Il tentativo della Curva Nord di dissociarsi dal razzismo è un passo, ma arriva accompagnato da un messaggio ambiguo: quello del “non dimentichiamo”, rivolto a Maignan, e dell’auto-assoluzione collettiva.
L’odio personale espresso a seguito della denuncia che aveva contribuito a isolare i veri responsabili, rischia ora di trasformarsi in un paradosso mediatico: chi denuncia viene additato, chi insulta passa nell’ombra. Nel calcio italiano, ancora una volta, in certe occasioni il problema non è solo chi grida, ma chi fa finta di non sentire.
Leggi anche:
- Ancelotti, anche i totem vacillano: si moltiplicano le voci di addio, con l’Italia alla finestra
- Milan, ultimatum a Mike Maignan: e intanto Walker salterà la gara più importante