
C’erano una volta calciatori che non amavano le luci della ribalta. Uomini di campo e di sostanza, che consideravano il pallone come parte della vita, non come una vetrina. Giocatori che, finito il novantesimo, tornavano alla normalità con una naturalezza disarmante. È una generazione che oggi sembra lontana, scolpita in bianco e nero, ma che ha forgiato pagine indimenticabili del calcio italiano. Una generazione che oggi perde un altro dei suoi interpreti più sinceri.

Bruno era uno di loro. Non cercava le prime pagine, non parlava mai troppo. Ma quando c’era da farsi trovare pronto, rispondeva presente. E in un pomeriggio d’inizio estate del 1964, ha scritto il suo nome nella storia del Bologna, con una prestazione tanto silenziosa quanto decisiva. Poi ha scelto l’oblio, la semplicità, la vita fuori dal campo. Una scelta che oggi commuove ancora di più.
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