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Juventus, c’è Tudor ma i problemi restano: un avvio simile a quello di Motta

La nuova stagione della Juventus è iniziata con Igor Tudor, ma ci sono analogie sorprendenti con la squadra dell’anno scorso guidata da Thiago Motta. Cambia l’allenatore, ma molti interpreti sono gli stessi e i risultati per ora non differiscono. La squadra è seconda in classifica, ma osservando le partite emergono criticità già note e un centrocampo che fatica a costruire gioco.

Le prime cinque partite stagionali – tra campionato e Champions – restituiscono un bilancio simile a quello dell’era Motta: tre vittorie e due pareggi, con qualche differenza nella distribuzione tra le competizioni. La Juve ha due punti in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e questo è un fatto positivo.

Però, episodi come il pareggio di Verona o la partita acciuffata all’ultimo col Borussia Dortmund riportano alla memoria situazioni già vissute, che dimostrano grande cuore ma anche una difficoltà cronica a essere costanti. I gol arrivano quasi esclusivamente da tiri da fuori, palla inattiva o transizioni: segnali chiari di problemi nella costruzione del gioco e nell’ingresso in area.

La difesa a tre adottata da Tudor cerca di verticalizzare rapidamente, ma spesso i bianconeri si scontrano con un muro invalicabile nonostante l’abilità tecnica dei singoli. Dietro, dopo un buon avvio, le falle riemergono, con errori individuali e fragilità strutturali che ricordano i problemi della passata stagione, accentuati dall’assenza di coperture preventive sulle ripartenze avversarie.

Il reparto di mezzo fatica come quello di Motta, sebbene per motivi diversi. Thuram porta fisicità ma poca qualità nella distribuzione, Locatelli alterna buone prestazioni a errori banali, Koopmeiners è sempre più deludente. McKennie resta il jolly indispensabile per coprire lacune e tappare buchi.

In attacco, il reparto rafforzato maggiormente e ricco di soluzioni, Vlahovic continua a essere più decisivo da subentrante che da titolare, mentre Jonathan David non ha ancora preso confidenza con il calcio italiano. Yildiz e Adzic sono i talenti che portano più imprevedibilità, come già accaduto nelle stagioni precedenti.

Juventus, il mercato non ha risolto tutte le lacune

Il mercato non ha colmato tutte le lacune tecniche: se si è rafforzata molto in attacco, la Juve non ha aggiunto giocatori in grado di accendere la luce in costruzione, a differenza dei top club italiani che hanno innalzato il tasso tecnico dei rispettivi reparti centrali. Il 3-4-2-1 di Tudor dipende dagli esterni, ma le alternative a Kalulu e Joao Mario non offrono garanzie, costringendo l’allenatore a scelte di compromesso.

Tudor punta a rendere sempre più solida la squadra e lavora sulla gestione della rosa, consapevole dei limiti emersi finora. Motta cercava ossessivamente la soluzione nei meccanismi di gioco, Tudor si affida maggiormente all’equilibrio e al carattere. Ma la squadra nei suoi meccanismi d’insieme è ancora fragile, e per ora appare inferiore rispetto al Napoli e al Milan, che sembrano le due favorite per la lotta scudetto.

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