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Juventus, l’attacco non segna più: la notte nera di Yildiz, Vlahovic e Openda

La notte del Santiago Bernabeu ha restituito un’immagine positiva della Juventus di Tudor: solida, coraggiosa, ordinata. Ma anche spuntata. Perché là davanti, dove si vincono o si perdono le partite, la Juve si è fermata. A Madrid non è mancata la personalità, è mancato il gol. E sotto accusa finiscono tre giocatori: Yildiz, Vlahovic e Openda.

Yildiz, il più giovane, ha avuto l’onore di portare la fascia di capitano al braccio. Nonostante questo, non è riuscito a uscire dal periodo di involuzione che sembra vivere in queste ultime partite. Non si è visto il talento che entusiasma i tifosi: nessuna giocata particolare, un solo tiro finito tra le braccia di Courtois. Igor Tudor lo deve rivitalizzare, la Juve ne ha troppo bisogno.

Vlahovic invece ci ha messo cuore, gambe e rabbia, ma ha perso il duello che non doveva perdere: solo davanti al portiere belga, non è riuscito ad angolare a sufficienza il tiro e se lo è visto deviare in corner. “Il gol arriverà, devo dimenticare in fretta”, ha detto a fine gara, consapevole che il gol dell’1-0 a favore della Juve avrebbe cambiato la gara. (continua dopo la foto)

juventus

E poi Openda, l’ultimo arrivato, l’uomo che doveva cambiare il volto all’attacco bianconero. Invece, si è addormentato sulla palla più importante, quella del pareggio che David gli aveva fornito su un piatto d’argento. Il killer instinct mostrato tante volte in carriera non si è visto. L’attaccante ha perso tempo e si è fatto murare la conclusione. Non ha giocato molto, il belga, ma il suo digiuno preoccupa.

Fra i tre, il più reattivo è sembrato Vlahovic. Ha corso, ha lottato, ha cercato di sacrificarsi per la squadra, a volte troppo. “Tudor mi ha chiesto di restare più alto, di non trasformarmi in un centrocampista”, ha confidato. Nel momento decisivo, la fatica si è fatta sentire, ed è mancata la lucidità per chiudere il contropiede solitario nel modo che tutti speravano. “Devo solo pensare al presente. Il contratto non c’entra, arriverà anche il gol”.

Parole misurate, da uomo che forse se ne andrà, ma che vuole sentirsi dentro il progetto. Eppure, il dato è impietoso: la Juve non segna da tre gare europee, e il suo attacco – costruito con investimenti cospicui – oggi si scopre fragile. Un po’ dipende dalle difficoltà del centrocampo, che non schiera un vero rifinitore-regista, ma quando le occasioni ci sono la palla va buttata dentro. (continua dopo la foto)

A Como la Juve era stata irriconoscibile. A Madrid, invece, è tornata squadra. “Abbiamo cambiato atteggiamento, ora serve continuità”, ha spiegato Vlahovic. Tudor, dal canto suo, ha visto segnali di risveglio: la compattezza, la voglia di reagire, la difesa attenta e un Di Gregorio fenomenale: epica la doppia parata nel secondo tempo. Ma senza gol non si va lontano, e il Mister bianconero ha bisogno di risposte dai suoi attaccanti.

Domenica ci sarà la gara con la Lazio all’Olimpico, e sarà un esame con risvolti psicologici importanti. La Juve ha ritrovato l’anima, ma deve poter contare anche sulla vena dei suoi attaccanti. Il gol in questo momento è il suo incubo: spetta ai tanti giocatori offensivi in rosa dare le risposte giuste.

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