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Juventus in cerca di identità: cosa non funziona nella squadra di Tudor

Il colpo di coda finale nel mercato della Juventus, con gli arrivi pesanti di Openda e Zhegrova, ha acceso l’entusiasmo: il club ha puntato forte sull’attacco, pur lasciando qualche lacuna in altri reparti, ma l’idea era precisa. Dopo aver blindato Tudor, la dirigenza immaginava una stagione di crescita, con una squadra finalmente riconoscibile e capace di far male con le tante frecce offensive al suo arco.

Invece, a distanza di poche settimane dall’inizio del campionato, le certezze si sono sgretolate. I bianconeri faticano, cambiano spesso pelle e non riescono a trovare un’identità precisa. La sensazione è che il lavoro avviato a fine della scorsa stagione si sia disperso nel turnover e nelle difficoltà di gestione delle energie.

La conferma di Igor Tudor sulla panchina della Juve, arrivata dopo la qualificazione in Champions League, sembrava la garanzia per proseguire un percorso appena imboccato. Sei mesi fa il tecnico croato aveva lavorato su appartenenza e aggressività, concetti che avevano restituito compattezza a un gruppo fragile. La squadra, con una sola partita a settimana, aveva trovato un undici base solido. (continua dopo la foto)

Oggi, però, lo scenario è cambiato. Tudor ha utilizzato 23 giocatori su 27 in rosa, con 19 titolari diversi in appena sette partite. Un turnover sistematico, che ha coinvolto soprattutto l’attacco, finendo per togliere riferimenti. Lo stesso allenatore ha ammesso le difficoltà: “Quando sei chiamato a giocare ogni tre, quattro giorni è un altro calcio, quando puoi preparare la prossima gara con calma tutto torna sotto controllo”.

Il reparto offensivo è diventato il terreno delle maggiori sperimentazioni. Dopo le prime uscite con David titolare, Tudor ha rilanciato Vlahovic, provato Openda e adattato lo stesso canadese anche da trequartista. In sette partite il trio d’attacco è stato schierato in quindici combinazioni diverse, un dato che certifica l’assenza di punti fermi.

La conseguenza è che la Juve sembra dipendere troppo dall’avversario: chiusa e pronta a ripartire contro l’Inter, lenta e sterile nel possesso palla contro Verona e Atalanta, aggressiva soltanto a tratti come nel Mondiale per club o nel secondo tempo di Villareal. La ricerca della continuità è diventata il vero nodo della stagione. Oltre all’astinenza da vittorie che ormai dura da quattro partite. (continua dopo la foto)

La Juve ha cambiato poco rispetto all’anno scorso: solo tre i reali innesti nell’undici di partenza, tra cui il rientro di Bremer e le novità sugli esterni e in attacco. Eppure, le certezze sembrano dissolte. L’identità aggressiva che Tudor aveva costruito si è persa in un “gioco dell’oca” che rischia di riportare la squadra al punto di partenza.

Per non ripetere gli errori del passato, Tudor deve ritrovare in fretta una base solida, un’ossatura definita e soprattutto la capacità di dare ai suoi uomini un’idea di gioco costante. In caso contrario, le grandi aspettative estive rischiano di trasformarsi in un’altra stagione complicata.

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