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Inter, solo Spalletti aveva fatto meglio di Chivu: attacco implacabile e mentalità ritrovata

Sette vittorie consecutive, una sola parola che risuona: rinascita. L’Inter di Christian Chivu sembra aver cambiato pelle in appena 39 giorni, passando dalle incertezze di inizio stagione a una solidità e una convinzione della propria forza che la rendono di nuovo una macchina da guerra.

A Bruxelles, contro lo Union Saint-Gilloise, i nerazzurri hanno messo in mostra una prova di forza totale: una mistura magica fatta di equilibrio, fame, intensità. Tutto ciò che era mancato un anno fa, quando l’annata era deragliata nella notte di Monaco di Baviera dopo che già lo scudetto era scivolato verso Napoli.

Il merito è tutto di una squadra che ha ritrovato spirito e umiltà, smarriti l’anno scorso per molti motivi: ma i principali, ragionando con il senno di poi, erano psicologico. Forse il gruppo si sentiva imbattibile, il ciclo di Inzaghi si stava esaurendo, c’era qualche dissapore nello spogliatoio. Chivu ha cancellato ogni traccia di quel narcisismo tattico che aveva avvelenato il gruppo, restituendo ai giocatori la voglia di “sporcarsi le mani”.

Anche la fase difensiva è tornata a funzionare, nonostante qualche sbavatura: nelle prime tre gare i nerazzurri avevano incassato 6 gol, nelle ultime sette appena 2. E ora arriva la prova del nove: la trasferta di Napoli, proprio contro chi un anno fa aveva festeggiato sulle macerie interiste.

Il dato più lampante è la potenza offensiva della squadra. L’attacco dell’Inter fa davvero paura. Se con Inzaghi si tremava all’idea di rinunciare a Lautaro o Thuram, oggi Chivu può contare su quattro punte perfettamente intercambiabili: Bonny, Pio Esposito, Lautaro e Thuram. Tutti protagonisti, tutti dentro il progetto. Il tecnico rumeno ha costruito un sistema fluido, dove ogni attaccante può fare male in modi diversi. (continua dopo la foto)

Il nome del momento, però, è quello di Pio Esposito. A soli 20 anni, è diventato il più giovane italiano a segnare in Champions League dai tempi di Mario Balotelli. Ha sbagliato un paio di gol, sì, ma la sensazione è di trovarsi davanti a un talento destinato a crescere. Il suo lavoro senza palla, la capacità di sacrificarsi, la fame con cui attacca l’area: ingredienti che possono trasformarlo in un grande centravanti.

E poi c’è Lautaro Martinez, il capitano, l’anima della squadra. Ha evitato il peggio con un salvataggio miracoloso nei minuti iniziali, poi ha segnato e procurato il rigore del 3-0. È il simbolo dell’Inter che non si accontenta, quella che vuole vincere e convincere. Senza dimenticare Thuram, ora fermo ai box, e soprattutto Bonny: l’altro ventenne del gruppo ha iniziato la stagione alla grande, mostrando doti notevoli sia quando gioca per la squadra, sia come assist man e finalizzatore.

Inter, solo Spalletti aveva iniziato meglio di Chivu

I numeri dicono molto. Da quando esiste la Serie A a 20 squadre (2004/05), solo Luciano Spalletti ha avuto un inizio migliore sulla panchina nerazzurra: nella stagione 2017-18 raccolse 26 punti nelle prime 10 gare, ma non giocava le coppe. Chivu è a quota 24, come Leonardo da subentrato nel 2011. Alle sue spalle ci sono giganti come Mourinho e anche Simone Inzaghi, fermi a 2,2 punti di media.

Insomma, non è solo un buon momento. È la conferma che Chivu sta costruendo qualcosa di importante, che ha riportato a galla l’identità dell’Inter, che è sempre stata una squadra tosta e capace di combattere anche quando le partite diventano sporche. Dopo Roma e Bruxelles, ora la terza tappa di un trittico pesantissimo: Napoli, in un Maradona che sarà una bolgia dopo la disfatta olandese. Ma oggi, più che mai, l’Inter ha il fuoco dentro.

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