
Inter, se non giocano loro, l’attacco crolla. Ma, dovendo giocare sempre, alla fine sono stanchi e a rischio infortuni. E infatti si è fermato Lautaro e, per due volte, Thuram. A smentire chi parla di “due squadre” e di una rosa all’altezza di correre in tre competizioni fino in fondo, la realtà dei fatti ha parlato. E ha sollevato inevitabili polemiche su certe strategie societarie, che ora sono sotto il fuoco social dei tifosi.
❌ L'Inter ha capito che Taremi e Asllani non sono da Inter e a fine stagione verranno messi sul mercato ⚫🔵 pic.twitter.com/pty1CeRsUS
— FcInterNews.it (@FcInterNewsit) April 24, 2025
Sì, perché senza Marcus Thuram, o senza Lautaro, l’attacco dell’Inter è dimezzato, fatica e non funziona. Il guaio muscolare del francese ha fatto emergere la fragilità strutturale di un reparto che, dietro alla Thu-La, mostra la consistenza di una meringa sotto il sole di luglio. I tentativi di Inzaghi di rivitalizzare Correa e Taremi sono stati inutili, e i risultati purtroppo per i nerazzurri si sono visti.
Correa pare uscito da un racconto di Borges: presente ma impalpabile, avvolto in un velo di malinconia, lontano anni luce dall’attaccante capace di dribblare visto in passato nella Lazio. A Bologna ha fatto tappezzeria per un’ora. Taremi nel derby ha fatto pure peggio: passaggi e movimenti sbagliati, zero tiri, dieci palloni toccati in tutto. Poco più che uno spettatore. L’ultimo gol su azione? In Arabia, contro il Milan. Poi più nulla.

Eppure, Taremi non è uno qualunque: 91 gol in quattro anni a Oporto, un passato da bomber vero. Ma oggi è l’ombra di sé stesso, zavorrato dalla pubalgia che si dice non sia mai guarita e dall’incapacità di comprendere il calcio italiano e il modo di giocare della sua nuova squadra. La sua presenza è quasi un pro forma, quando è in campo. E per l’Inter è un enorme problema.
In questa situazione, Marko Arnautovic è l’unica alternativa che abbia mostrato qualcosa di buono. Quattro gol nelle ultime quattro partite da titolare: tanta roba, specie se paragonato agli altri. Il problema è l’età, insieme a un fisico di cristallo. Per una partita che gioca ne salta due. Ora, contro la Roma potrebbe toccare a lui. Inzaghi si aggrapperà al centravanti austriaco per non abbandonare, dopo la Coppa Italia, anche i sogni di scudetto.
Il paradosso che si è visto nel derby perso malamente con il Milan è stato questo: il migliore degli attaccanti di riserva in panchina per essere preservato per il campionato. Come Calha, come Acerbi. Chiaro che con la squadra stanca la priorità viene data a campionato e Champions. Ma allora perché far stancare Lautaro e il povero Darmian, encomiabile per impegno e resistenza, ma sottoposto a uno sforzo immane a 36 anni?
Valeva la pena perdere due settimane di riposo per la Coppa Italia, vista la mancanza di alternative in attacco e, dopo l’infortunio di Zielinski, anche a centrocampo? Frattesi è l’unico che entra regolarmente dalla panchina ma non si è mai veramente inserito negli schemi, di Asslani Inzaghi non si fida, e guardando le partite si capisce anche il perché. (continua dopo la foto)

Ed è qui che viene chiamata in causa la società. Si sa che Inzaghi aveva chiesto un centravanti che potesse far rifiatare la ThuLa, ma non è stato accontentato. E i vertici hanno deciso, a Gennaio, di non aggiungere nulla a un gruppo che mostrava già allora segni di usura e che aveva davanti un cammino da far tremare i polsi. L’Inter non ha la rosa dei top club europei. Pretendere di giocare su tutti i fronti senza aiutare Inzaghi con un paio di rinforzi è stato un errore di presunzione.
Ora Thuram proverà il miracolo del recupero lampo per la sfida con la Roma, oppure lo rivedremo (più probabile) nel duello europeo con il Barcellona. Perché se la ThuLa non canta, l’Inter non balla, e la Champions, per quanto difficilissima da vincere, è l’obiettivo principe che si sono posti squadra e società.
Su quell’altare è stato quasi sacrificato un campionato che sarebbe stato ampiamente alla portata. E ora, in un solo mese, i nerazzurri avranno tutte le risposte. Sospesi fra la gloria e il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere.
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