
Dopo due giorni di test fisici, l’Inter ha iniziato la sua nuova stagione con la prima doppia seduta di allenamento ad Appiano Gentile. Nel pomeriggio è atteso il neo ct azzurro Rino Gattuso. Tutti i giocatori sono a disposizione di Cristian Chivu, tranne Taremi, in permesso, Frattesi, ancora alle prese con il recupero dell’intervento per un’ernia, e Vanheusden, che sarà valutato dagli spagnoli del Marbella.
Chivu: "Voglio Inter che salti l'uomo e vinca i duelli. Giocheremo con moduli che…"https://t.co/IKfpjdNnTR
— Fcinter1908 (@fcin1908it) July 28, 2025
La prima uscita in amichevole è in programma domenica 3 luglio, con una partitella in famiglia contro l’Under 23 guidata da Stefano Vecchi. Intanto, nella conferenza stampa di presentazione, Chivu ha illustrato i suoi obiettivi per la prossima stagione e ha Chivu ha illustrato la sua idea di squadra:
“La nostra intenzione è di essere aggressivi, verticali, mantenendo un certo equilibrio e leggendo i momenti delle partite e della stagione. Vogliamo una squadra più ibrida, capace di adattarsi”.
Il tecnico ha spiegato di voler partire con lo spirito giusto, puntando a costruire una squadra competitiva senza l’ossessione di slogan o proclami. “Le aspettative sono sempre alte per questa squadra, ma noi lavoriamo per mantenere l’Inter ai vertici, senza rivincite ma guardando al futuro”. Ha poi sottolineato l’importanza di un gruppo solido e compatto, ricordando le finali raggiunte nelle ultime stagioni come testimonianza della qualità della squadra.
Chivu ha descritto lo stile di gioco che intende adottare: un calcio aggressivo, verticale ma equilibrato, capace di adattarsi ai momenti della partita. La squadra sarà “ibrida”, in grado di modificare l’approccio in base alle esigenze tattiche. Il tecnico ha ribadito che la priorità non è solo vincere il campionato, ma anche impostare una squadra competitiva su più fronti, in Italia e in Europa. E ha indicato Lautaro come leader del gruppo. (continua dopo la foto)

Alla domanda su come si supera la delusione della finale di Champions, Chivu è stato chiaro: “Siamo un gruppo maturo, che ha esperienza. La mentalità fa la differenza. L’amarezza resta, ma il bello del calcio è che si riparte sempre da zero”.
Il rispetto per compagni e società sarà il primo requisito che Chivu pretenderà dai suoi giocatori. Ha parlato della capacità del gruppo di superare momenti difficili, ricordando le difficoltà della scorsa stagione e la necessità di trasformare le critiche in motivazione. Sul confronto con lo slogan lanciato da Conte per il Napoli, ha risposto chiaramente: “Noi non vogliamo copiare nessuno, vogliamo solo lavorare duramente”.
Riguardo alla gestione dei giocatori, Chivu ha parlato di empatia e comunicazione, elementi fondamentali per capire e motivare i calciatori, “uomini con qualcosa nella testa” come li ha definiti. Ha raccontato di aver sempre accettato responsabilità e sfide, ora sente una grande responsabilità nel tornare in un club che gli ha dato molto.
Un’Inter ibrida, verticale e che salti l’uomo
Dal punto di vista tattico, Chivu ha una visione moderna: “Nel calcio di oggi si occupa il campo in base a ciò che l’avversario concede. Mai parlato di tre punte: bisogna vincere i duelli e lavorare sui principi. Calhanoglu? Può giocare in più ruoli. Siamo in tanti a centrocampo, e deciderò in base alle partite e alla settimana“.
Il nuovo tecnico, insomma, vuole un’Inter che sappia saltare l’uomo, una squadra propositiva ma intelligente, che scelga quando affondare e quando gestire.
Infine, Chivu si è detto entusiasta dei giovani talenti come Pio Esposito e ha confermato la sua predilezione per Leoni. definendoli “tanta roba” e futuri protagonisti del calcio italiano. Ha anche raccontato con piacere dei messaggi ricevuti dagli ex compagni di squadra e dell’importanza del sostegno reciproco.
La nuova Inter non parte favorita, quel ruolo adesso spetta al Napoli di Antonio Conte, ma il suo allenatore è convinto che, con il lavoro e con l’applicazione di nuovi schemi, si potranno raccogliere risultati importanti. “Non contano le parole ma i fatti”, ha concluso, “bisogna pedalare tanto per poi arrivare in cima”.
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