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Il Milan dilaga, Udinese travolta e mai in partita: la difesa a tre di Conceicao funziona

E all’improvviso, eccolo: il Milan. Non quello delle illusioni di settembre o delle cadute d’inverno, ma una squadra vera, compatta, aggressiva. Forse non scintillante, ma finalmente credibile. A Udine arriva un 4-0 che ha il sapore di liberazione più che di gloria, e che accende una luce in fondo a una stagione rimasta al buio troppo a lungo.

Ma attenzione: una rondine non fa primavera, e una trasferta friulana non cancella mesi di rimpianti. I rossoneri sbancano il Bluenergy Stadium con la miglior prestazione dell’era Conceição – fin qui breve e contraddittoria — ma lo fanno quando ormai il treno più importante, quello per la Champions, sembra essere già passato.

Il merito di questa vittoria, va detto, è soprattutto del tecnico portoghese, che dopo settimane di esperimenti e mezze misure, ha avuto il coraggio di rompere gli equilibri: difesa a tre, libertà totale per Theo Hernandez, Pavlovic finalmente convincente come braccetto di sinistra, e una squadra che gira meglio in ogni reparto.

Un bel Milan, Udinese in crisi nera

L’Udinese, va detto, ci mette del suo. Quarta sconfitta consecutiva per la squadra di Runjaic, molle, distratta, già mentalmente in spiaggia, forse perché la classifica che non fa paura. Ma il Milan stavolta non si limita ad approfittarne: impone il ritmo, aggredisce, costruisce e chiude la partita quando serve.

L’inizio è un monologo rossonero. Dopo 22 secondi, Reijnders ha subito una chance clamorosa, complice una frittata difensiva friulana. Poi Maignan, fischiatissimo per le polemiche legate agli insulti razzisti ricevuti qui l’anno scorso, lancia lungo come un regista e quasi manda in porta Leao.

Eppure il gol non arriva. E al 33’, alla prima vera sortita dell’Udinese, serve un doppio intervento di Maignan e Gabbia per salvare la baracca. Lampo isolato, però. Perché poco dopo, il Milan piazza il classico uno-due: al 42’ Leao si inventa un destro a giro che si infila sotto l’incrocio, e al 45’ Pavlovic raddoppia di testa su corner di Pulisic.

La ripresa si apre con l’unica vera nota stonata della serata: uno scontro pauroso tra Maignan e Jimenez costringe il portiere a lasciare il campo in barella, con le mani sul volto per il dolore. Al suo posto entra Sportiello. E qui succede una cosa apprezzabile: per Big Mike arrivano applausi da tutto lo stadio. In seguito arriveranno anche buone notizie sulle sue condizioni: il portiere francese fortunatamente non ha subito gravi danni.

Poi il Milan riparte. L’Udinese prova una timida reazione, spreca con Lucca, ma è troppo fragile dietro. E allora ci pensa un Theo Hernandez indemoniato a chiudere i conti al 74’: discesa irresistibile e botta secca sotto la traversa.

C’è ancora tempo per un altro gol, stavolta firmato Reijnders dopo un generoso assist di Leao che rinuncia alla doppietta personale per mandare il compagno in porta. Quattro reti e una sensazione nuova: quella di una squadra che, almeno per una sera, ha giocato da squadra. Era dal match d’andata col Venezia che il Milan non segnava quattro gol in campionato. Allora c’era Fonseca in panchina e un’intera stagione davanti. Oggi c’è una dignità da salvare.

Il cambio di modulo sembra finalmente aver acceso la scintilla giusta: più solidità, più idee, più libertà per chi può spaccare le partite. Ma il tempo è poco e il margine di errore nullo. La domanda resta sospesa, come una palla che danza sulla traversa: è troppo tardi? Forse sì. Ma per i tifosi rossoneri, vedere il Milan giocare così è già qualcosa.

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