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Garlasco, Sempio convocato in caserma ma c’è un problema: cosa è emerso

La rabbia dei difensori di Sempio e l’ironia di lui

Uscendo dalla caserma, Sempio ha sfoderato un’ironia pungente: “Sto imparando un sacco di metodi nuovi: prima ho visto il laser adesso ho visto l’inchiostro, tra un po’ posso venire anch’io qua a fare…”. La frase, appena accennata, è stata interrotta con un sorriso dalla stessa avvocata Taccia: “Sei troppo vecchio per iscriverti all’Arma”. Un siparietto che non è passato inosservato e che sembra voler alleggerire un clima sempre più pesante.

Ben meno ironico l’altro difensore, Massimo Lovati, che si è detto “veramente allibito” per il fatto che “il problema sulle impronte prese il 4 marzo sia emerso più di un mese dopo”. Un ritardo che, in un contesto processuale già minato da mille interrogativi, rischia di minare ulteriormente la credibilità dell’intera operazione. Sempio, intanto, continua a dichiararsi “tranquillo”, ma l’ombra di Garlasco continua a seguirlo.

La famiglia Poggi non ci sta: “È un déjà-vu”

Sul fronte opposto, la famiglia di Chiara Poggi non nasconde il proprio disappunto per la riapertura dell’inchiesta. L’avvocato Gian Luigi Tizzoni, storico legale dei familiari, si mostra duro: “Non c’è un centimetro di questa vicenda che non sia stato esplorato. Abbiamo già vissuto sette anni di processo. È tutto un déjà-vu”.

Il sospetto è chiaro: “Ci sembra più che altro un’inchiesta aperta per scagionare Alberto Stasi e trovare un colpevole alternativo”. La frase pesa come un macigno. “E siccome conosciamo gli atti processuali, tutto quello che sta accadendo ci lascia davvero perplessi. Anzi – rincara – non lo accettiamo, perché le sentenze finora pronunciate ce lo impongono”.

Il tono si fa persino accusatorio: “Questo modo di procedere al contrario, mettendo sulla graticola un ragazzo (Sempio, ndr), per poi eventualmente chiedere la revisione del processo ci lascia a bocca aperta. In genere – conclude – prima si chiede la revisione del processo e, nel caso in cui viene accolta, si indaga”. Parole che scuotono e dividono, mentre il caso Garlasco resta lì, immobile, come un enigma mai davvero risolto.

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