
Contestazioni delle procedure: parla Lovati
Particolarmente critico l’intervento dell’avvocato Massimo Lovati, che ha ribadito la propria fiducia nell’innocenza di Stasi e ha contestato alcune modalità operative degli inquirenti, in particolare l’esecuzione delle impronte digitali senza previa informazione della difesa. Queste affermazioni hanno suscitato sorpresa tra i presenti in studio.
Garlasco: problemi nella documentazione fotografica della scena del crimine
La giornalista Rita Cavallaro ha portato alla luce gravi irregolarità nella gestione delle fotografie scattate durante il sopralluogo. All’interno del fascicolo processuale, la numerazione delle immagini presenta delle lacune, e alcune foto sarebbero state cancellate dai RIS, rendendo impossibile determinare quali scatti siano effettivamente utilizzati nell’inchiesta. Questo elemento è stato giudicato particolarmente grave dagli esperti presenti.

Critiche sulla trasparenza e l’oggettività dell’indagine
La magistrata Simonetta Matone ha denunciato la frequente violazione del principio di ricerca degli elementi favorevoli all’indagato nei procedimenti penali italiani. Ha sottolineato che la mancata disponibilità integrale delle foto può compromettere la corretta ricostruzione della scena del crimine, mentre il direttore Brindani ha fatto riferimento a indizi trascurati o collegati in modo forzato.

Dettagli tecnici: il DNA e le tracce sulla vittima
Ilaria Cavo ha concentrato l’attenzione sul DNA rinvenuto sul pollice della vittima, suggerendo che la traccia sarebbe più compatibile con un trascinamento piuttosto che con una reazione della vittima all’aggressione. Stefano Zurlo ha espresso rammarico per l’esclusione di alcune tracce dal procedimento probatorio, sottolineando la ricorrente perdita di documentazione nelle indagini giudiziarie.
Dubbi ancora irrisolti sul caso Garlasco
La discussione si è conclusa con una riflessione della magistrata Matone sulla sentenza della Cassazione, che ha qualificato l’omicidio come un delitto d’impeto senza però che dalla casa di Chiara Poggi risultasse nulla di mancante, sollevando così nuovi interrogativi. Rimane aperta la questione dei ventitré minuti di vuoto nell’alibi di Stasi, che secondo Matone avrebbero influenzato in modo significativo l’applicazione dei principi giuridici e deontologici.
Leggi anche:
- Garlasco, spunta la telefonata tra Stasi e la mamma di Chiara
- Tragedia nel calcio: il portiere para un rigore, poi lo shock
- Va al ristorante e chiede di ricaricare il cellulare, ciò che accade dopo lascia tutti senza parole