Negoziato a sorpresa sulla panchina
Il faccia a faccia tra Donald Trump e Giorgia Meloni al G7 non era previsto: spunta, quasi per caso, pochi minuti prima della cena ufficiale al Pomeroy Kananaskis Mountain Lodge. Seduti su una panchina in legno, i due leader hanno discusso “dei più recenti sviluppi in Iran, riaffermando l’opportunità di riaprire la strada del negoziato”, come riferito dallo staff della presidente del Consiglio e riportato da Il Messaggero. Questo incontro informale, al netto della sua apparente spontaneità, porta con sé un’importanza strategica: due figure di primo piano – uno ex presidente USA, l’altra premier di un Paese membro del G7 – alle prese con tensioni internazionali e pressioni interne.

Dazi e difesa: il dualismo Meloni–Trump
Oltre alla crisi in Medio Oriente, la conversazione tra Trump e Meloni ha abbracciato altri temi caldi. Meloni ha “ribadito la necessità, in questo momento, di lavorare per il raggiungimento di un cessate il fuoco a Gaza”, iniziativa che ha voluto mettere in primo piano durante il summit tra le Montagne Rocciose dell’Alberta. Ma non solo: la premier italiana ha colto l’occasione per fare pressione sui dazi, evidenziando che l’Italia è tra i Paesi più esposti e ribadendo “la necessità di arrivare al più presto a un accordo”.
Il confronto tra europei, tra cui un colloquio tra Trump e Ursula von der Leyen, aveva già acceso il dibattito, ma la prima sessione di Meloni aveva posto chiaramente le basi: la difesa e i dazi sono due facce della stessa medaglia. E così, sul legno della panchina, si è rafforzato un asse transatlantico pronto a giocare d’anticipo.
Infine, il tema della difesa non poteva mancare: con il vertice della NATO in programma all’Aia la prossima settimana, i due leader hanno voluto sancire un punto comune. Meloni, audace ma pragmatica, ha unito le istanze militari a quelle economiche, consapevole che, in un mondo polarizzato e imprevedibile, la solidità delle strutture alleate – dagli armamenti ai mercati – è un caposaldo da difendere. In questo contesto, la diplomazia svolta insieme al dossier economico diventano strumenti complementari per presidiare la stabilità internazionale.
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