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Djokovic punzecchia ancora Sinner: “Il Clostebol è una nuvola che lo seguirà”

A distanza di mesi, Novak Djokovic torna a parlare del caso Clostebol che ha riguardato Jannik Sinner, e lo fa con toni non molto concilianti. Nel corso del programma Piers Morgan Uncensored, il serbo – reduce dalla vittoria nel torneo di Atene – ha definito la vicenda “una nuvola che lo seguirà per sempre”, accostandola alla “nuvola del Covid” che, a suo dire, accompagnerà anche la sua carriera dopo il rifiuto di vaccinarsi.

Una dichiarazione che ha immediatamente riacceso le polemiche. L’accostamento a molti è parso fuori luogo: nel caso di Sinner, infatti, si trattò di una contaminazione accidentale e ampiamente dimostrata, mentre la scelta di Djokovic fu una scelta legittima ma ragionata e voluta. (continua dopo la foto)

“La questione del doping è una nuvola che lo seguirà, così come la nuvola del Covid seguirà me”, ha dichiarato Djokovic nell’intervista diffusa in anteprima su YouTube. Parole che finiscono per riaprire una ferita ancora non del tutto rimarginata nel mondo del tennis.

Il serbo, all’epoca dei fatti, all’inizio era stato uno dei più severi nei confronti di Sinner. Subito dopo la squalifica, scrisse sui social: “Non credo più in uno sport pulito. Triste giorno per il tennis”, insinuando poi il dubbio che la giustizia sportiva potesse essere influenzata “dal peso del nome o dalle risorse economiche”. Un messaggio che aveva scatenato un’ondata di critiche per la sua durezza e per l’evidente mancanza di fiducia nei confronti del collega italiano.

La verità processuale riconobbe invece che la positività di Sinner era dovuta a microtracce di Clostebol entrate nel suo corpo in seguito a un massaggio a mani nude effettuato dal fisioterapista Giacomo Naldi, che aveva usato una pomata cicatrizzante contenente la sostanza. Nessuna intenzionalità, nessun vantaggio competitivo. Sinner, accettando una squalifica di tre mesi, aveva solo scelto di chiudere rapidamente un caso che rischiava di trascinarsi per mesi. (continua dopo la foto)

Djokovic, nel tentativo di tracciare un parallelo con la propria vicenda personale legata al Covid, ha voluto paragonare una contaminazione involontaria a una scelta consapevole che gli costò l’esclusione dall’Australian Open. Due situazioni che, per dinamica e responsabilità, non possono essere equiparate.

L’idea della “nuvola” che aleggia sul passato dei campioni può anche essere suggestiva, ma rischia di apparire come un modo per giustificare le proprie controversie trascinando altri in un paragone che rinfocola vecchie polemiche. Sinner ha superato quella vicenda dimostrando professionalità e trasparenza; Djokovic, invece, sembra volerla riportare nel dibattito per ribadire se stesso come vittima del sistema.

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