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Bonucci contro la Juve: “Mi sono sentito umiliato”

Leonardo Bonucci

Leonardo Bonucci si è scagliato contro la Juventus in un’intervista rilasciata ai microfoni di SportMediaset. Il nuovo difensore dell’Union Berlino ce l’ha con Allegri: “È la seconda volta che mi trovo costretto a lasciare la Juve”. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

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Bonucci con la fascia da capitano della Juventus
Bonucci richiama i compagni nel corso della gara contro l’Udinese alla Dacia Arena (Photo by Timothy Rogers/Getty Images)

L’addio di Leonardo Bonucci alla Juventus è stato uno dei fulmini a ciel sereno giunti quest’estate. A metà di luglio di dirigenti bianconeri hanno comunicato – all’improvviso – al difensore che non sarebbe più stato nei piani tecnici della squadra e che dunque un suo addio era caldamente consigliato. Alla fine l’ex Milan è finito all’Union Berlino, a titolo definitivo. Sulla vicenda però Bonucci ha voluto fare chiarezza (ha deciso anche di fare causa al suo vecchio club) e per questo motivo ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Sport Mediaset:

“La causa alla Juve è stata una decisione sofferta, però parte da lontano. Dal fatto che ho letto e sentito tante cose non vere. Vorrei partire da lontano, da quella data che è stata menzionata più volte dalla società Juventus e dall’allenatore, che dicevano che ero stato messo a conoscenza di quella che poi dopo è stata la situazione per questa stagione già a ottobre dello scorso anno. Non c’è cosa meno vera, perché proprio a ottobre dello scorso anno mi è stata data la possibilità di continuare con la Juventus per la stagione 2023/24 con un rinnovo alla fine di ottobre. Siamo andati avanti insieme perché penso che in quel momento la Juventus aveva capito l’importanza del sottoscritto e di avermi all’interno dello spogliatoio”.

Bonucci: “Umiliato dalla Juventus”

“In estate è cambiato tutto, ho cominciato ad annusare qualcosa quando leggevo sui giornali che non sarei stato nei piani della Juventus per la stagione, finché Manna e Giuntoli sono venuti a casa mia il 13 luglio, umiliandomi. Perché alla fine è stata un’umiliazione. Mi hanno detto che non avrei più fatto parte della rosa. Anzi mi davano la possibilità di rimanere a casa per altri giorni e che addirittura la mia presenza all’interno dello spogliatoio e del campo avrebbe ostacolato la crescita della Juventus. Dopo 500 e passa partite in bianconero”.

“Questo mi sono sentito dire…. E dal fuori rosa si arriva alla causa. I miei diritti prevedevano che mi sarei dovuto allenare con la squadra a prescindere dalla scelta tecnica, invece non mi è stato concesso e non ho più fatto allenamenti con la squadra. Mi sono sentito svuotato di tutto, umiliato, non messo nelle condizioni di fare quello che amo di più. Non è una questione di soldi, perché se dovessi vincere la causa devolverò tutto in beneficenza. E in più voglio che la mia situazione possa essere per l’AIC, di cui sono consigliere, un nodo cruciale perché ogni anno persone, giocatori, uomini, professionisti che hanno meno forza della mia si trovano in queste situazioni e alla fine trovano compromessi pur di continuare a giocare”.

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