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MotoGP, il Mondiale è già chiuso? I tormenti di Pecco Bagnaia: “Il particolare che mi frena”

Il Qatar per Pecco Bagnaia è una pista amica, da sempre nel suo ventaglio tecnico preferito. Eppure il campione italiano se ne torna da Lusail con un secondo posto – guadagnato per una penalizzazione a Vinales più che per supremazia in pista, e un ottavo nella Sprint. E intanto, là davanti, Marc Marquez firma sette vittorie su otto tra GP e Sprint. La domanda ora è una sola: il Mondiale è finito o qualcuno può ancora contrastare lo spagnolo?

Non basta una Ducati competitiva, serve un fuoriclasse per portarla al limite. E Marquez, in questo momento, lo è. Dopo la caduta di Austin, si è presentato in Qatar con la sicurezza di chi vuole rimettere tutto in ordine. Missione compiuta. Tre giri a quattro decimi sul resto del gruppo, passo martellante sull’1’52” per oltre mezza gara, e record della pista stampato al 19° giro: 1’52″561. Tutto questo nonostante la perdita di un’aletta aerodinamica al primo giro.

È invece il segno che il feeling tra Marquez e la GP25 è solidissimo, complice una comunione perfetta con il team Ducati factory. E non è solo questione di velocità: la lucidità tattica, la capacità di gestire pressione e gomme, la freddezza con cui ha resistito agli attacchi fanno pensare a una macchina da guerra, lucida e affamata.

E Pecco? Il secondo posto finale – frutto della penalizzazione inflitta a Vinales per la questione gomme – salva la classifica, ma non cancella i dubbi. In Sprint è solo ottavo. In qualifica, dopo una caduta nel secondo run, si ritrova undicesimo. In gara, il suo passo è buono ma non abbastanza: solo sei giri sotto l’1’53″, contro gli undici di Marquez.

Bagnaia aveva mostrato segnali positivi ad Austin, soprattutto in frenata e percorrenza. Ma in Qatar, dove ci si aspettava un consolidamento, è tornata l’ombra dell’incertezza. Lui stesso lo ha ammesso sabato: “La vera differenza nella Sprint è il serbatoio piccolo, cambia il bilanciamento della moto. Dobbiamo lavorarci, ma anch’io devo adattarmi meglio”.

Una frase che mostra consapevolezza, sì, ma anche l’impressione che il feeling con la moto non sia ancora totale. Ci sono alcuni aspetti che Bagnaia non riesce a controllare, o che gli causano difficoltà. E senza fiducia piena in frenata, Pecco non può essere il vero Pecco.

MotoGP, Pecco Bagnaia e il clima teso in Ducati

C’è poi l’altra questione, quella che si sussurra nei paddock ma filtra anche all’esterno: il clima interno al box Ducati. Dove, dopo tre anni da leader, Bagnaia sembra meno centrale rispetto a un Marquez che ha portato carisma, energia e… vittorie. Il peso politico nel team, che finora era tutto sulle spalle del piemontese, oggi non lo è più, e Pecco ne soffre.

I numeri, senza possibilità di discussione, stanno dalla parte di Marc Marquez, su questo non ci sono dubbi. Difficile, però, non cogliere in questa dinamica una tensione latente, che può sfociare in qualcosa di più complesso se i risultati continueranno a pendere da una sola parte.

Il Mondiale non si vince ad aprile, ma il dominio di Marquez è impressionante. Mentre Bagnaia, forse l’unico che lo potrebbe impensierire, deve ancora ritrovare sé stesso. La Sprint resta un nervo scoperto, la gestione del sabato va rivista, e soprattutto serve quella scintilla mentale che guida alle vittorie.

C’è ancora tempo, sì. Ma serve un deciso cambio di passo, e deve anche arrivare in fretta. Perché il treno Marquez si sta già allontanando e corre più veloce che mai. E non aspetta nessuno, nemmeno Pecco.

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