
Arbitri e Var nella bufera. Domenica sera a San Siro si è registrato un altro episodio che mette a nudo le crepe profonde del sistema arbitrale italiano. Il rigore concesso al Milan contro la Fiorentina farà discutere ancora per molto. A 48 ore di distanza, il verdetto dei moviolisti è netto: non era rigore, e il Var non doveva intervenire. Lo ha detto anche Gianluca Rocchi, lo mostrano le immagini.
Gianluca #Rocchi tuona: “Il rigore per il #Milan per il contatto tra Parisi e Gimenez non c’è: men che meno il Var poteva intervenire”https://t.co/jtkkNIDEMT
— NN | Napoli Network (@NapoliNetworkX) October 21, 2025
Rivedendo l’azione, è difficile non restare sbalorditi. La mano di Parisi sfiora la parte sinistra del viso di Gimenez, che si lascia cadere come se fosse stato colpito da un pugno. Una sceneggiata grottesca, degna di un palcoscenico e non di un campo di Serie A. La dinamica è chiara: il contatto è minimo, il rigore a dir poco discutibile. Eppure, dopo due minuti di revisione video, Marinelli cambia idea e indica il dischetto. (continua dopo la foto)

Il punto è proprio questo: l’arbitro aveva visto tutto e deciso di lasciar correre. Il protocollo Var lo dice chiaramente: non si deve intervenire se non c’è un errore chiaro ed evidente. Ma Abisso (sempre lui!) dal suo monitor di Lissone sceglie di intervenire. Una decisione incomprensibile, tanto più perché la stessa identica dinamica, in Juventus-Inter 4-3, non era stata sanzionata. E chi c’era al Var anche quella volta? Sempre lui: Abisso.
Il designatore Rocchi, nel debriefing di lunedì, non ha fatto sconti: “Non è rigore e non è da Var“. Un giudizio netto, che chiude ogni discussione tecnica ma apre quella disciplinare. Marinelli e Abisso saranno fermati, almeno per una giornata, forse due. Ma basterà una pausa breve per – è il caso di Abisso – ha già collezionato una lunga lista di errori gravi e decisioni discutibili? La risposta secondo molti è no. Anche perché l’evidente difformità di giudizio finisce per avvelenare l’ambiente e i tifosi.
In più, l’episodio lascia emergere un’altra falla strutturale: i microfoni tra campo e sala Var, che dovrebbero spiegare le decisioni agli spettatori, non funzionano quasi mai. Un dettaglio? No, il simbolo di un sistema che si riempie la bocca di “trasparenza” ma continua a nascondere i propri errori o a minimizzarli. (continua dopo la foto)

Non si tratta solo del rigore. Ce ne sono tre, di errori. Il primo: il contatto è lieve e non punibile. Il secondo: Marinelli si lascia influenzare e cambia decisione. Il terzo: quando Gimenez, dopo essere caduto, tira due calcetti a Ranieri, nessuno interviene. Il Var mostra solo la presunta manata, non la reazione che avrebbe potuto costare il rosso all’attaccante del Milan.
È un cortocircuito clamoroso, che mina la credibilità dell’intero sistema. E mentre i club investono milioni e i giocatori si giocano la carriera, il giudizio arbitrale appare sempre più aleatorio, incoerente e a volte davvero incomprensibile nelle sue contraddizioni. La cosa peggiore è quando gli stessi arbitri, anche quando impegnati al var, interpretano situazioni identiche in modo diverso.
Arbitri, Var e simulatori: occorre intervenire al più presto
Non è solo un problema di errori tecnici. È una questione di fiducia. Il calcio italiano ha bisogno di arbitri preparati e indipendenti, non di figure che sbagliano in fotocopia e vengono puntualmente ricollocate. Fermare Abisso non è una punizione: è un atto dovuto. Ma non per una giornata, la situazione è molto più seria. Perché chi sbaglia così tanto, e mostra di usare due pesi e due misure, non può continuare a prendere decisioni, né in campo, né al Var.
Quanto a Gimenez, Rocchi ne ha stigmatizzato il comportamento con durezza. il suo crollo plateale resterà una macchia: un gesto che, rivedendolo, accende i riflettori sul problema sempre più frequente delle simulazioni dei giocatori, che in certi casi superano ogni limite di decenza. Non solo per il calciatore rossonero, gli esempi sono tanti. Un altro punto sul quale bisognerebbe cominciare a intervenire.
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