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Garlasco, primo giorno di semilibertà per Stasi: cosa è successo

Il primo giorno di semilibertà: lavoro e silenzio

Il primo giorno di Alberto Stasi fuori dal carcere, seppur solo parzialmente, si è svolto all’insegna della discrezione. Fuori dal carcere di Bollate c’erano alcuni amici ad attenderlo, che avrebbero voluto portarlo a Milano per un aperitivo o per fare serata, ma lui ha risposto: “Meglio evitare, tanto lo sapete che non sono un tipo da movida”.

Tra gli obiettivi di Stasi, come racconta Repubblica, c’è quello di andare alla Pinacoteca di Brera e non ha nessuna intenzione di tornare a Garlasco: “Non posso, nonostante mia madre viva ancora lì. La incontro dai parenti, l’ho fatto quando ho avuto i permessi. E poi, dico la verità, non ho nemmeno tutto questo interesse a tornarci. Un po’ per quello che è successo, un po’ perché la mia vita e i miei interessi sono ormai tra Milano e l’hinterland, dove cercherò casa quando potrò“. (Continua…)

Riflessioni e prospettive future

Il ritorno, anche se parziale, di Alberto Stasi alla vita fuori dal carcere solleva inevitabilmente interrogativi di carattere più ampio. Cosa significa per la giustizia permettere a un condannato per omicidio di tornare in libertà dopo meno di dieci anni? Qual è il confine tra pena e rieducazione? Il caso Stasi riporta al centro del dibattito pubblico il delicato equilibrio tra giustizia punitiva e finalità rieducativa della pena.

Per Stasi si apre una nuova fase: difficile, sorvegliata, ma diversa dal passato recente. Se manterrà la buona condotta e rispetterà le condizioni imposte dal tribunale, potrà ambire in futuro a misure ancora meno restrittive. Tuttavia, il suo nome resterà a lungo associato a un fatto di sangue che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. Il cammino verso un vero reinserimento sarà lungo, complesso, e non privo di ostacoli.

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