x

x

Vai al contenuto

Alaska Limitless, è partita la nuova sfida di Omar Di Felice

“Arrivati in Alaska… ANCHORAGE!”. Sono bastate queste poche parole sul suo profilo facebook per risvegliare l’entusiasmo dei fan, se mai si fosse sopito. Decollato dall’aeroporto di Fiumicino, destinazione Denver, Omar Di Felice ha continuato ad aggiornare i suoi follower – praticamente in tempo reale – sui suoi spostamenti. E dell’arrivo ad Anchorage, da dove dal 5 marzo il campione di ultracycling sarà impegnato nella Alaska Limitless. Una nuova sfida delle sue, ovviamente estrema. Appena partita.

[content-egg module=Amazon template=list next=1]

L’avventura più estrema, nel gelo dell’Alaska

1400 km in 9 giorni, un dislivello di 24.000 metri e condizioni proibitive. Quelle della Dalton Highway, una delle strade più dure del mondo, che il ciclista romano dovrà affrontare insieme al clima glaciale della zona. Si prevedono temperature tra i -10°c e i -35°c, ma l’ostacolo peggiore dovrebbe essere il Passo Atigun, con i suoi 1400 metri di altezza. Superato quello la strada verso l’estremità settentrionale del percorso dovrebbe essere tutta ‘in discesa’. E se tutto andrà come ci si augura, tra poco più di una settimana potremo festeggiare sul traguardo di Deadhorse, nel census-designated place di Prudhoe Bay, nella provincia del Borough di North Slope, tra il lago Colleen e il Mare di Beaufort.

Leggi anche: A lezione da Di Felice, come pedalare al freddo dell’ultracycling

Sfide come questa hanno reso Di Felice il campione delle prove impossibili. Come l’ultima, che lo stesso atleta ha definito “un banco di prova”… per questa, ovviamente. Allora era stata la Lapland Extreme Unsupported, a Capo Nord, affrontata in solitaria. Ma a differenza di quella – per usare le sue parole – “avrò al seguito un’ammiraglia di supporto e all’aspetto dell’adventure unirò anche quello della performance, cercando di pedalare più chilometri possibili ogni giorno”.

[content-egg module=Amazon template=list next=1]

Le tappe ‘forzate’ della Alaska Limitless

Lo aspettano distese bianche di ghiaccio e un orizzonte che in pochi possono vantarsi di aver visto. E sarà decisamente fondamentale poter avere con sé il suo team ad assisterlo durante le tappe giornaliere di circa 200 chilometri al giorno di media. “Eccezion fatta per il tratto tra Anchorage e Fairbanks, – ha anticipato il nostro connazionale, – non appena lascerò la civiltà e inizierò a pedalare sulla Dalton Highway non avrò possibilità di trovare strutture ricettive se non un piccolo Camp a Coldfoot dove fisseremo la nostra base. Da lì, ogni giorno, ci sposteremo in auto per raggiungere l’inizio del tragitto in bici e lì faremo rientro ogni sera”.

Leggi anche: Gli accessori per pedalare anche in inverno

[content-egg module=Amazon template=list next=1]

Online in tempo reale, in attesa del Docufilm

Al termine dell’avventura potremo scoprirne ogni dettaglio, nel docufilm che Omar e compagni tenteranno di realizzare e sul quale lavoreranno al ritorno. Ma nel frattempo le emozioni non mancheranno. Come promette l’interessato: “Mai avventura si preannuncio’ più estrema. Dalle nevi di Neve Appennino e del mio amato Gran Sasso al gelo del Circolo Polare Artico”. L’ha definito il coronamento di una carriera, “una meta fondamentale” e “una tappa cruciale verso quelli che sono i miei obiettivi”, e ha promesso: “dopo l’Alaska, potrò tirare le somme di questi primi anni di avventure invernali e guardare al futuro con obiettivi e idee ancora più chiare”. Un motivo in più per seguire la cronaca della corsa e i suoi racconti sugli account social dello sportivo, sull’app Never Alone e sulle pagine di BicidaStrada.it. E per i più tecnici, si consiglia una visita al sito ultracyclingman.com per scaricare il file GPX ufficiale e scoprire i segreti del percorso.

[content-egg module=Amazon template=list next=1]

[content-egg module=Ebay template=list next=1]

[content-egg module=Amazon template=list next=1]