È morto il giurista Vladimiro Zagrebelsky: aveva 85 anni
Soltanto dopo qualche ora, il suo nome ha iniziato a rimbalzare tra le redazioni e sui social. Vladimiro Zagrebelsky era un giurista di straordinario spessore, magistrato, docente e giudice di caratura internazionale: la sua storia personale e professionale ha attraversato i momenti più delicati della giustizia italiana ed europea, sempre guidato da una visione lucida e rispettosa dei diritti umani.
Nato a Torino nella prima metà del secolo scorso, si era laureato in giurisprudenza giovanissimo, intraprendendo subito la strada della magistratura. Fin dagli esordi si era distinto per la sua dedizione alla democrazia e per un costante impegno a tutela dei diritti dei cittadini. Zagrebelsky si è spento martedì 5 agosto scorso, nella sua casa di vacanze a Gressoney-La-Trinité, in Valle d’Aosta, fa sapere Adnkronos.

Tra i vertici della giustizia italiana ed europea
La sua carriera è stata disseminata di incarichi prestigiosi: dalla guida della Corte di Assise di Torino, al ruolo di procuratore presso la Pretura del capoluogo piemontese, fino alla presenza nel Consiglio superiore della magistratura, dove è stato scelto dai colleghi per la sua autorevolezza.
Il Ministero della Giustizia gli aveva affidato ruoli di responsabilità , tra cui la direzione generale dell’organizzazione giudiziaria e il coordinamento di una commissione delle Nazioni Unite a Vienna per la prevenzione del crimine. Ogni incarico, una nuova sfida accolta con rigore e passione.

Il riconoscimento internazionale e l’eredità morale
Nel nuovo millennio, il suo profilo era stato selezionato per rappresentare l’Italia presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, dove ha lasciato un’impronta indelebile fino al termine del mandato. Anche successivamente, il suo pensiero ha continuato a influenzare la cultura giuridica, attraverso collaborazioni accademiche e attività editoriali.
Editorialista stimato su importanti quotidiani e fondatore di un laboratorio dedicato ai diritti fondamentali, ha formato e ispirato intere generazioni di studiosi e operatori del diritto. Il suo sguardo limpido, la sua sete di giustizia, hanno rappresentato un faro per chiunque creda nella legalità e nel rispetto della dignità umana. Oggi, a ricordarlo restano la moglie, il figlio e il fratello – anch’egli figura di primo piano nel panorama giuridico nazionale. Ma soprattutto, resta l’esempio di un uomo che ha saputo rendere il diritto più alto e la giustizia più vicina all’umanità .
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