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Inter, all’estero tutti celebrano Simone Inzaghi: mentre in Italia…

Inter, Valon Behrami ha gettato un sasso nello stagno. L’ex centrocampista e oggi opinionista per Dazn, parlando a Step on Football, ha fotografato con lucidità lo strano paradosso che circonda la squadra di Simone Inzaghi: “In Europa l’Inter è temuta, in Italia sembra meno rispettata. All’estero, quando si parla dell’Inter, si parla di uno squadrone. Qui da noi, il risultato è riconosciuto un po’ meno”.

Behrami non ha risparmiato critiche neanche sul trattamento riservato al tecnico: “Quando i giocatori dicono che Inzaghi è sottovalutato, può darsi che abbiano ragione. Fuori dall’Italia si parla tanto di lui, è molto stimato“. Una stoccata che fotografa bene lo scarto fra la percezione internazionale e quella nostrana, spesso più incline a minimizzare che a celebrare.

A fare eco alle parole di Behrami è arrivato nientemeno che Thomas Müller, bandiera del Bayern Monaco. Il campione tedesco è stato chiaro: “L’Inter è una squadra tostissima, molto più forte di quanto si pensi in Italia. Hanno qualità, esperienza, e sanno soffrire quando serve”. Dichiarazioni pesanti, che smentiscono quella narrazione tutta italiana secondo cui i nerazzurri sarebbero “solidi, ma non di livello europeo”. (continua dopo la foto)

Dalla Spagna, AS è andata oltre: “Nessuno è meglio di questa Inter“, ha titolato il quotidiano sportivo dopo la vittoria contro il Bayern, definendo la squadra “una delle grandi del calcio europeo“. Anche Cadena SER ha descritto l’undici di Inzaghi come “una formazione esperta, compatta e piena di alternative, un osso duro per chiunque“. E in Inghiterra si sprecano i blog che dedicano puntate ad analizzare il 3-5-2 “unico” di Inzaghi.

Insomma, fuori dai nostri confini l’Inter è vista come una corazzata, una pretendente credibile per la Champions. Anche Lucio, che l’Inter la conosce bene, ha parlato di Inzaghi come di un tecnico “inserito nella grande tradizione degli allenatori italiani“, sottolineandone le capacità di gestione e la coesione dello spogliatoio. Anche Thierry Henry si è mostrato entusiasta del gioco di Inzaghi: “Una cosa che non si è mai vista“, ha affermato, “soprattutto in Italia”.

In patria, invece, il dibattito è spesso intriso di diffidenza. Ci sono fenomeni folkloristici come la cosiddetta “Marotta League“, che sfruttano i meccanismi dei social per creare un clima ostile vivisezionando (a senso unico) qualsiasi minimo episodio che riguarda l’Inter.

O, addirittura, si gettano nel complottismo più becero immaginando una gigantesca “cupola interista” che controllerebbe il calcio italiano ed europeo. Tesi deliranti certo, che però fruttano guadagni a chi le porta avanti per interesse personale o visibilità a certi opinionisti di seconda fascia, che sfruttano la frustrazione di una parte dei tifosi avversari, e creano un clima surreale che si percepisce. (continua dopo la foto)

Parlando di cose più serie e di analisi calcistiche, c’è una corrente di pensiero che fatica a riconoscere quanto fatto da un allenatore che, con zero spese di mercato, ha portato la squadra in alto. Lo ha ricordato anche Fabrizio Biasin, con un tweet al vetriolo: “Inzaghi ha tenuto l’Inter competitiva con zero di spesa netta. Mourinho aveva milioni, lui ha le idee. Eppure da noi lo criticano se pareggia una partita”.

Ed è vero, Inzaghi ha rilanciato giocatori che molti davano per bolsi e creato una macchina tattica che riesce ad andare oltre i suoi limiti. Perché l’Inter da anni fa mercati a zero, non ha le risorse dei top club d’Europa né le loro rose, eppure riesce a giocarsela alla pari con tutte.

È una costante italiana: sminuire ciò che si ha in casa. Ma questa Inter, che in Europa viene accolta con timore e rispetto, meriterebbe lo stesso credito anche a casa propria. Forse servirebbe solo un po’ di onestà intellettuale. E uno specchio più largo per guardarla.

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