
Marco Panichi non è solo il preparatore atletico di Jannik Sinner. È il suo pilastro invisibile, l’architetto dei suoi muscoli e uno degli artefici della sua trasformazione fisica e mentale. Dal settembre scorso, affianca il fuoriclasse altoatesino nella scalata ai vertici del tennis mondiale, insieme al fisioterapista Ulises Badio e ai coach Vagnozzi e Cahill.
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— Corriere dello Sport (@CorSport) March 27, 2025
Romano, classe 1964, ex saltatore in lungo, Panichi ha spiegato in una bella intervista al Corriere della Sera perché lo stop forzato del suo allievo si sia trasformato in un’occasione d’oro. Il riposo coatto è stato vissuto dal campione azzurro e dal suo staff non come un freno, ma come un’opportunità.
“Dal giorno in cui abbiamo saputo dello stop, giocatore, team e management hanno avuto all’unisono lo stesso pensiero: sfruttare al meglio questo periodo“, spiega Panichi. Niente voli, tornei, spostamenti: un lusso raro per chi vive col calendario in tasca. “Abbiamo trasformato i micro-cicli di lavoro in macro-cicli, scendendo nei dettagli. L’obiettivo è mettere Jannik nelle condizioni di fare un altro salto di qualità“.

Il primo segnale? L’addio alle cavigliere, compagne fidate ma limitanti. “È stato lui a dircelo: sono pronto. Da gennaio non le usa più e non ne sente la mancanza. È un passaggio mentale enorme“. La nuova forza, insomma, non è solo muscolare, ma interiore.
Nel tennis, potenza e leggerezza devono coesistere. Un’alchimia sottile che Panichi conosce bene: “Con il fisico di Jannik, l’aspetto funzionale è più importante della semplice forza. Facciamo lavori tridimensionali, puntando sull’efficacia del gesto. Il tennis è un gioco in cui fisico, mente e tecnica devono andare insieme, senza stonature”.
E per non rendere alienante un periodo così atipico, anche la varietà è fondamentale. “Ogni tanto lo portiamo a giocare a golf, a visitare un museo… Jannik sta scoprendo nuove cose che lo stimolano. Si è preso del tempo per sé stesso. È in corso una vera detossificazione mentale. A Roma tornerà con una freschezza rara e un’enorme motivazione“.
Panichi conosce ogni fibra del corpo di Sinner, ma quando gli si chiede quale sia il vero talento atletico del suo pupillo, la risposta spiazza: “Jannik ha un fisico da decatleta, certo, ma il suo più straordinario talento è la gestione delle situazioni. Ha una calma operativa, nei momenti che contano, che è rara. Mente e fisico in lui si compensano: quando uno cala, l’altro lo sostiene“.

“Si tratta di una dote innata, con certe qualità devi nascere. Ma si possono anche allenare. Lui sa surfare sulle emozioni senza farsi travolgere: questo lo rende speciale”. Prima di Sinner, Panichi è stato il preparatore di Novak Djokovic per sette anni. “Una figura complessa da gestire“, spiega, “ma un’esperienza enorme: un’università del tennis. Averlo accompagnato dai 30 ai 37 anni mi ha insegnato come evolve un campione. E con Sinner ha in comune una feroce determinazione“.
“Con Jannik oggi so esattamente cosa serve in quel preciso momento”, conclude Panichi. “Questo è il mio quarantesimo anno nello sport. La professionalità cresce col tempo, e con lui abbiamo costruito una fiducia totale“.
La pausa sta per finire. Roma, il Foro Italico, sarà il palcoscenico del ritorno. Sinner ci arriverà con un corpo rinforzato, una mente alleggerita e nuove consapevolezze. Panichi non ha dubbi: “Sarà trasformato. Più forte, più sicuro, più motivato. E pronto a prendersi tutto quello che merita”.
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