
Non solo Sinner: a Shangai c’è stata una mattanza di tennisti. “Volete che un giocatore muoia in campo?”. La frase, dura e diretta, di Holger Rune riassume perfettamente la situazione al Masters 1000 di Shanghai, dove il caldo e l’umidità stanno mettendo in ginocchio i partecipanti. Dopo il ritiro di Jannik, piegato dai crampi, si è aperto una seria discussione: la necessità di una “Heat Rule” anche nell’Atp, come già esiste nel circuito femminile.
Sinner costretto al ritiro a Shangai per crampi. La fatica, certo, ma anche l’umidità e il caldo in cui si giocava. I tennisti sono atleti eccezionali, spesso in campo per ore con poco tempo per il recupero. Lo stress fisico e mentale è altissimo e a volte basta poco per fermarsi pic.twitter.com/l3jy04UOX1
— Edgardo Gulotta 🇮🇹🇪🇺 (@edgardogulotta) October 6, 2025
L’immagine di Sinner sorretto dal fisioterapista, stremato e dolorante, è diventata il simbolo di un torneo che si sta giocando in condizioni disumane. Ma le “vittime” sono parecchie. Prima ancora della conclusione dei terzi turni, si contavano già sette ritiri, tre soltanto nella giornata di domenica 5 ottobre. A Shanghai il termometro ha toccato i 33 gradi, ma con un’umidità superiore all’85%, e il “percepito” è arrivato quasi a 40.
Il caso più eclatante, oltre a quello di Sinner, è stato quello del francese Terence Atmane, accasciatosi in campo e costretto al ritiro al debutto. Anche Novak Djokovic, nel match contro Yannick Hanfmann, ha vomitato due volte durante la partita, commentando poi con amarezza: “Giocare in queste condizioni è brutale”.
E non è finita qui: Taylor Fritz e Alexander Zverev hanno lamentato seri problemi fisici legati al caldo. La smorfia sconvolta dell’americano è finita sulle prime pagine dei giornali d’Oltreoceano, dove hanno scritto che il giocatore “sembrava uno zombie in campo“. Una situazione che, di fatto, compromette la qualità del gioco ma, soprattutto, mette a rischio la salute dei tennisti. (continua dopo la foto)

Il paradosso è che mentre a Shanghai si continua a giocare sotto il sole cocente, nel circuito Wta si è già fatto un passo avanti. A Wuhan, durante il match tra Elise Mertens e Polina Kudermetova, la partita è stata sospesa per caldo eccessivo grazie alla regola della “Heat Rule” prevista dal regolamento: lo stop scatta quando l’indice di stress termico (WBGT) supera i 32,2 gradi o l’indice di calore apparente i 40,1.
In altre parole, il tennis femminile ha già una norma funzionante per tutelare le atlete in condizioni estreme. L’Atp, invece, no. Né il Rulebook maschile né le direttive per i tornei 1000 prevedono una soglia termica per la sospensione del gioco. Un vuoto che, dopo Shanghai, non è più accettabile.
Già a Cincinnati c’erano state avvisaglie di un problema crescente, ma la Cina ha reso la questione esplosiva. Gli Slam, da parte loro, hanno affrontato da tempo il nodo caldo: all’Australian Open si utilizza una Heat Stress Scale, con livelli di allerta che portano a pause, sospensioni e chiusura dei tetti. Anche lo Us Open ha introdotto margini di intervento più ampi per proteggere i giocatori.
A Shanghai, i due campi principali dispongono di tetti retraibili, ma chiuderli trasformerebbe il torneo in un indoor, penalizzando chi gioca sui campi secondari. È quindi necessaria una soluzione universale, non legata alle infrastrutture dei singoli impianti.
Non solo Sinner: servono regole certe
In un contesto in cui molti tennisti, come il nostro Luca Nardi, si trovano costretti a cambiare scarpe a metà match per il sudore eccessivo, mentre altri finiscono i calzini disponibili per la partita, l’Atp non può più restare a guardare. Serve un protocollo preciso, basato sul WBGT, che stabilisca quando e come sospendere il gioco.
Forse una pausa di dieci minuti tra secondo e terzo set, come previsto nel regolamento femminile, avrebbe potuto evitare il ritiro di Sinner. Forse no. Ma avrebbe almeno evitato scene umanamente dure da accettare: professionisti stremati, fisicamente in balia del clima.
Perché, come ha detto Rune, nessun torneo vale la vita di un giocatore. E il tennis maschile, se vuole restare credibile, deve dimostrare di averlo finalmente capito.
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