
La Gazzetta dello Sport ha affidato a tre firme di punta un sondaggio fra piloti ed ex manager di Formula 1 per capire se Lewis Hamilton, dopo un avvio difficile con la Ferrari, sia davvero alla fine della sua carriera. Il sette volte campione del mondo, reduce dal brusco “Sono inutile, la Ferrari dovrebbe cambiare pilota” pronunciato dopo il flop in qualifica al GP d’Ungheria, divide il paddock.
La #Ferrari dovrebbe andare da un bravo psicologo, #Hamilton è diventato un uomo inutile.
— il Napolista (@napolista) August 5, 2025
Libero: la #Sf25 nata male sta invecchiando peggio e, per tenere il passo, deve viaggiare bassa. Ma così facendo diventa illegale; #Russell ha centrato il punto.https://t.co/vOqegjUi5r pic.twitter.com/lP2AjDkxWp
Nei suoi confronti si alternano diagnosi impietose, atti di fede, analisi psicologiche e tecniche. In molti concordano su un concetto: la sfida più dura della carriera di Hamilton è appena cominciata.
Secondo l’ex pilota Arturo Merzario, “Lewis non è finito, ma è stato preso soprattutto per un’operazione commerciale. Se non ti senti parte del progetto, perdi motivazioni. Sta aspettando l’occasione giusta per rischiare, non per lottare per un’ottava posizione”.
Anche Vicky Piria, pilota e analista Sky, sottolinea il tema dell’adattamento: “Forse ha sottovalutato il cambio di scuderia, è arrivato in un team non costruito su di lui. Sta vivendo un momento di sconforto profondo, ma non è un pilota demotivato”.
Per Ivan Capelli, la difficoltà è doppia: “Fuori dalla pista è il solito Hamilton vincente, in macchina non trova risposte. Ha perso quello sguardo che trascinava il team. Il vero jolly se lo gioca nel 2026 con il cambio regolamentare totale”.
Di tono più netto Jarno Trulli, che vede un Hamilton disorientato: “Fa fatica a emergere, questo non è da lui. Solo Lewis sa cosa gli sta passando per la testa, ma in questo momento non sembra poter dare qualcosa alla Ferrari”. Diversa la lettura di Davide Valsecchi, convinto che “Ferrari abbia già vinto a livello d’immagine, anche se ora rischia che la pubblicità si ritorca contro”. (continua dopo la foto)

L’ex pilota e dirigente Emanuele Pirro difende l’acquisto: “Non stiamo vedendo il miglior Hamilton, ma può avere un’ottima influenza dietro le quinte: serenità, esperienza, valore commerciale. L’età conta fino a un certo punto: Alonso è la prova che si può restare competitivi da grandi”.
Per Giancarlo Minardi, infine, la chiave è la gestione: “Dopo tanti anni in Mercedes cambiare metodo di lavoro non è semplice. In Ferrari forse gli erano state promesse cose che non sono arrivate. Non è giusto dire che è a fine carriera: se corre ancora è perché vuole dimostrare di poter fare la differenza”.
Verdetto? Nessuno ancora “archivia” Hamilton, ma tutti concordano sulla sfida più grande della sua carriera: ritrovare motivazioni, feeling tecnico e leadership prima del grande reset della F1 nel 2026. I prossimi mesi diranno se la Ferrari sarà l’ultima grande impresa di Lewis… o soltanto un passo falso nella storia di un campione.
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