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Inter, la vittoria più amara: ora bisogna trasformare la delusione in rabbia, il 31 Maggio la sfida per la storia

Inter, quanto può essere profonda la delusione? Basta guardare le facce dei giocatori per capirlo. Tanto, tantissimo. Perché a Como i nerazzurri fanno il loro dovere, vincono con un gol per tempo ma non basta. Lo scudetto se lo prende il Napoli, grazie alla vittoria casalinga contro il Cagliari. Così, la sfida al “Sinigaglia” si trasforma nella vittoria più amara.

L’ultima occasione era lì, a portata di mano. Solo che è stata domenica scorsa contro la Lazio a San Siro. Oggi la squadra di Farris, in panchina al posto dello squalificato Inzaghi, aveva bisogno di un miracolo. La piccola speranza è durata 21 minuti, giusto il tempo intercorso tra la zuccata di De Vrij e la rovesciata di McTominay al “Maradona”, che ha rimesso il tricolore nelle mani del Napoli.

E in fondo, l’amarezza è figlia proprio di questo: lo scudetto l’Inter lo ha perso da sola. Sprecando punti su punti e poi, proprio quando lo aveva riafferrato per i capelli, lo ha buttato via di nuovo all’ultimo minuto con l’ingenuità di Bisseck, il rigore per la Lazio e l’assalto finale che resterà nella memoria per il clamoroso liscio di Arnautovic sul pallone scudetto a due metri dalla porta.

La cronaca del match di stasera, per quel poco che è contato, racconta una partita ben gestita dalle seconde linee nerazzurre, rfforzate da Sommer, Calhanoglu e Dimarco, contro un Como motivato, ma già certo del decimo posto. Dopo un brivido iniziale di Van Der Brempt, è Darmian a sfiorare il vantaggio ma il suo tiro viene respinto sulla linea. Al 21’ arriva il gol : Calhanoglu batte un corner perfetto, De Vrij svetta e fa 0-1. Per un attimo, l’Inter è campione d’Italia. Ma dura poco.

Allo scadere del primo tempo, viene espulso Reina – alla sua ultima partita in carriera – e, quasi in contemporanea, McTominay fa esplodere il Maradona. Il secondo tempo è quasi accademico: Correa raddoppia dopo una grande azione personale, ma è il Napoli a chiudere i conti con Lukaku. L’Inter trotterella, la tristezza scende sui volti e si aspetta solo il fischio finale. (continua dopo la foto)

Nel finale, standing ovation per due giocatori al passo d’addio: Iovine perché lascerà il Como, Reina perché lascerà il calcio. Inzaghi dà qualche minuto ai big – Barella, Dumfries, Acerbi – in vista della finale di Champions che si giocherà il 31 a Monaco. Non entra però Lautaro, e questo fa pensare; se il Mister non ha ritenuto di fargli riprendere confidenza con il campo, significa che non è ancora pronto. Ma contro il PSG ci sarà.

Ora i nerazzurri si recheranno in Germania per giocarsi il trofeo per club più prestigioso d’Europa e forse del mondo intero. Quella Champions League sfuggita due anni fa nella finale contro il City di Guardiola. Doveva essere un massacro, invece l’Inter se la giocò fino all’ultimo secondo. Ora ci sarà il PSG, e anche stavolta la squadra di Inzaghi non parte favorita. Ma non c’è tempo per pensarci, è l’ora di raccogliere le forze e di trasformare la delusione di stasera in rabbia.

Il confine fra un trionfo leggendario e una stagione eccellente che ha garantito incassi enormi alla società, ma rischia di concludersi senza titoli, è sottile. Ora tocca ai giocatori e al Mister scrivere l’ultima pagina di questa storia lunga un anno. Poi ci sarà il Mondiale per Club.

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