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“Alcaraz meglio di Sinner? Vi dico perché non sono convinto”: l’opinione dell’esperto rincuora Jannik

Se Carlos Alcaraz dovesse scegliere il terreno della sfida della vita contro Jannik Sinner, non avrebbe dubbi: terra battuta, come a Roma o a Parigi. Se a scegliere fosse Sinner, invece, la sua arena ideale sarebbe il cemento indoor, quello che premia la precisione chirurgica e la continuità. Così scrive Ubaldo Scannagatta in un’analisi puntuale pubblicata su UbiTennis, in cui l’esperto mette in fila numeri, impressioni e giudizi senza indulgere in tifoserie.

Alcaraz ha infatti un vantaggio netto negli scontri diretti: 8-4, con quattro vittorie consecutive, tutte nel 2024 e 2025, inclusa l’ultima a Roma. E anche se Jannik è numero uno del mondo da 50 settimane, con oltre 1.500 punti di vantaggio in classifica ATP (10.380 contro 8.850), il campo racconta, anche se solo in parte, un’altra verità. Perché il tennis non è fatto solo di scontri diretti, ma anche di continuità.

Alcaraz ha vinto più Slam (4 contro 3) e più Masters 1000 (7 contro 4), pur avendo lo stesso numero di titoli totali (19) e finali perse (6) di Sinner. Ma fino a un anno fa, il computo era molto più favorevole allo spagnolo (gli slam erano 4-1), esploso prima: poi c’è stata la crescita esponenziale dell’azzurro, maturato dopo rispetto al rivale. E infatti i numeri sono cambiati. (continua dopo la foto)

L’arma principale dell’altoatesino è la continuità: una striscia di 26 vittorie consecutive, interrotta solo da Carlos proprio a Roma. Contro tutti gli altri top ten, Sinner aveva vinto senza perdere un set. Tranne, appunto, contro Alcaraz. Ma, come detto, nel tennis esistono le “bestie nere”, quelli che con il loro gioco ti fanno andare fuori giri, contro cui hai meno armi a disposizione. Questo sport non è una scienza esatta.

Per ora Carlitos è, indubbiamente, la bestia nera di Sinner, oltre a essere uno straordinario campione. Ma il tennis di Sinner, nello stesso tempo, è più efficace quando si tratta di sovrastare gli altri giocatori del circuito. Non a caso, l’italiano ha perso solo 6 partite in più di un anno, mentre lo spagnolo è incappato in scivoloni contro giocatori di classifica inferiore.

Scannagatta – da maestro navigato del giornalismo sportivo – non si ferma ai dati. Ci mette anche altre considerazioni approfondite. E allora ecco il giudizio tecnico: Alcaraz gioca un tennis più vario, più raffinato, entusiasmante, più da artista che da ingegnere. Sinner, invece, ha un tennis più ordinato, solido, tattico. Uno schema contro l’improvvisazione. Il rigore contro il genio.

Alcaraz incarna a volte i pregi e difetti dei giovani talenti: cerca il colpo spettacolare anche quando basterebbe un passante semplice. Ama il rischio, il brivido. Ad aiutarlo a instradare al meglio il suo talento ha al suo fianco Juan Carlos Ferrero, uno che per temperamento e stile assomiglia più a Sinner che al suo pupillo. E questo per lo spagnolo è un importante vantaggio.

Chi tira più forte? Qui l’esperto ci riporta anche le testimonianze dei giocatori che affrontano sul campo i due campioni. “Alcaraz sembra avere colpi più esplosivi”, spiega il giornalista. Ma chi ha affrontato Sinner parla di “mattoni che piegano il braccio”, specialmente il dritto sventagliato dall’alto e quel rovescio lungolinea che pare un raggio laser. E il servizio di Sinner è più efficace, se mantiene buone percentuali, rispetto a quello del rivale. (continua dopo la foto)

Poi c’è il tennis dei momenti chiave. Come quel 6-5 nel primo set a Roma, con due setpoint per Sinner. Alcaraz li annulla con un servizio esterno a 199 km/h e un toppone alto e maligno sul rovescio. E da lì gira tutto: due ace, un net fortunoso, un pallonetto beffardo e un drop shot d’artista chiudono un primo set rocambolesco, che anticipa il 6-1 del secondo.

Insomma, la partita è fatta di istanti decisivi, di dettagli e anche di un po’ di fortuna. Come in occasione di quel net che ha indirizzato il tie break del primo set. Come dice Sinner stesso: “Ogni giorno, ogni partita, ogni spezzone di partita è diverso”. E allora i giudizi assoluti, per dirla con Scannagatta, “vanno presi con il bilancino”. Anche gli scontri diretti, pur con il vantaggio di Alcaraz, sono stati quasi sempre molto combattuti.

Chi domina davvero, dunque? Dipende da dove guardi. Se guardi al ranking, è Sinner. Se guardi ai testa a testa, è Alcaraz. Se guardi con gli occhi, quelli di un vecchio cronista come Ubaldo, ti accorgi che la bellezza del tennis di Carlos è abbagliante ma qualche volta fragile, mentre l’efficacia di Jannik è micidiale. E in mezzo ci siamo noi, spettatori fortunati di una rivalità che ha già scritto pagine storiche. E siamo appena al capitolo 12. Tante altre sfide ci aspettano.

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