
Il protocollo Var non è mai stato così contestato come in quest’ultimo periodo. Non per la tecnologia in sé, che ha evitato molti errori e va benissimo, ma per l’uso che se ne fa da parte di arbitri e addetti al video. Sotto accusa, insomma, è la mancanza di uniformità di fronte a episodi molto simili. Anzi, siccome la perfetta uniformità è comunque un’utopia, a essere sotto accusa sono certe decisioni che sembrano davvero cervellotiche. E incomprensibili.
Due gomitate, metri diversi
— Salva (@salvariserva) May 18, 2025
Beukema gomitata su Gabbia: neppure rivista al Var
Gimenez su Mancini: Var e rosso.
In Sala Var in entrambi i casi c’è Mazzoleni pic.twitter.com/WGPv8R0FoG
Sì, perché – restando a ciò che accade in Italia – se ci può stare qualche differenza di giudizio fra arbitri diversi, più difficile è giustificare che lo stesso varista, di fronte a episodi quasi identici, a pochi giorni di distanza prenda decisioni opposte, come è successo a Mazzoleni per le gomitate che hanno portato all’espulsione (giusta) di Gimenez in Roma-Milan, ma non a quello di Beukema per la gomitata su Gabbia in Milan-Bologna di Coppa Italia.
Oppure, l’annosa questione dei falli di mano. E anche qui, perché lo stesso addetto non richiama l’arbitro in Lecce-Inter per il mani di Baschirotto e poi invece lo richiama per il mani di Bisseck in Inter-Lazio? Sono solo due esempi recenti, ma davvero non si capisce. E anche l’annullamento del rigore del Napoli a Parma per un fallo che Doveri non aveva giudicato tale a inizio azione, che senso ha?
Se c’è un episodio dubbio, si dovrebbe adottare un solo protocollo: chiamare l’arbitro all’OFR. E sarebbe un modo semplice per evitare certe polemiche. Altra cosa: non è accettabile che qualche volta, misteriosamente, alcuni audio del Var spariscano nel nulla e non siano fatti ascoltare. Qui non è una questione di errori arbitrali, ma di trasparenza. Perché se un audio non viene fatto ascoltare si innescano le dietrologie, e il nostro calcio non ne ha bisogno.
Poi ci sono i “rigorini“. Un paio di giornate fa anche un uomo di solito pacato come Claudio Ranieri ha perso le staffe dopo Atalanta-Roma: un contatto lieve tra Pasalic e Koné ha portato a un rigore concesso dall’arbitro e poi tolto dal Var. Un intervento, secondo l’AIA, “corretto e necessario”. Mentre l’allenatore della Roma ha fatto notare che, in teoria, se c’è comunque un contatto il Var non dovrebbe intervenire, rispettando la decisione del direttore di gara. Questione di regole, insomma.

La polemica è più viva che mai: quanto può intervenire davvero la sala Var? E soprattutto, dove si può spingere il protocollo? Di fronte a questi problemi, l’International Football Association Board sta studiando alcune soluzioni per migliorare l’uso della tecnologia applicata al calcio. E le idee sul tavolo sono molte.
L’ipotesi di un “Challenge” stile tennis o NFL, ossia la possibilità per allenatori o capitani di chiedere la revisione Var – non scalda i cuori. Non se ne parlerà a breve. Più probabile invece, nei prossimi mesi, una sperimentazione del “Var low-cost” negli impianti minori, dove il numero di telecamere è ridotto rispetto agli stadi di Serie A e B.
Altro tema caldo, attualmente il protocollo consente al Var di intervenire solo per cartellini rossi diretti, non per doppie ammonizioni. Ma il tema è aperto: se un secondo giallo provoca un’espulsione, non sarebbe corretto rivederlo? L’idea è in discussione da anni, ma ogni volta riemerge con maggiore forza. Il nodo, però, è sempre lo stesso: se si inizia a rivedere il secondo cartellino, non si rischia poi di mettere in discussione anche il primo? E chi stabilisce cosa è “giusto” o “sbagliato” in un’ammonizione?
Var: calci d’angolo, ammonizioni, calci d’angolo: le possibili novità
Un altro punto caldo è quello dei calci d’angolo assegnati erroneamente. Se da un corner nasce un gol, e quel corner era in realtà inesistente, il Var dovrebbe poter annullare la rete? È un’ipotesi concreta che sta facendo strada: si tratterebbe di un’espansione del concetto di “inizio azione”, che oggi è già valutato in altri casi (fallo prima di un contropiede, fuorigioco millimetrico ecc.).
L’International Football Association Board legifera a maggioranza qualificata. Qualsiasi modifica passerà da lì. Intanto, però, si moltiplicano incontri informali, analisi e riflessioni che – anche se non ufficiali – preparano il terreno a probabili cambiamenti.
Come ha detto l’arbitro Davide Massa: “Il Var ha eliminato oltre il 90% degli errori gravi, ma non è perfetto. Sbagliamo, e ne soffriamo anche noi. Ma ci lavoriamo. Sempre”. Insomma, il futuro del Var è in evoluzione. Ma una cosa è certa: il calcio non può più farne a meno.
Solo, si deve ancora capire come gestire meglio la tecnologia. Ed evitare difformità incomprensibili a differenza di pochi giorni da parte degli stessi addetti: anche se non può essere considerata una regola, sarebbe un primo passo verso un maggiore buonsenso.
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