Le voci a difesa del ristorante
Non tutti, però, hanno condannato la scelta del gestore. Sui social c’è anche chi ha difeso il comportamento dello stabilimento, sottolineando un punto: la trasparenza. Il costo era stato comunicato subito e la cliente aveva accettato, consapevole che superando i 30 minuti la cifra sarebbe salita a un euro. Inoltre, lo scontrino è stato emesso regolarmente, dettaglio che in un Paese spesso segnato dall’evasione fiscale ha fatto storcere meno il naso a qualcuno. Per i difensori del ristorante, insomma, non c’è alcuno scandalo: si tratta di un servizio extra, come può esserlo il noleggio di un lettino o di un ombrellone.

Il contesto: l’estate del caro servizi
La vicenda si inserisce in un’estate già segnata dalle polemiche per i prezzi degli stabilimenti balneari. Ombrelloni e lettini hanno toccato cifre record, e in diverse località italiane sono stati segnalati episodi simili, dai supplementi per il ghiaccio nei cocktail al pagamento di “servizi” che fino a poco tempo fa erano gratuiti. Il caso dello scontrino per la ricarica del cellulare diventa così un simbolo di un malessere più ampio: la percezione, da parte dei clienti, che sulle spiagge ormai nulla sia più incluso. Il punto di vista dei consumatori e quello degli esercenti restano distanti. Per i primi, un euro per una carica di cellulare rappresenta un abuso, un modo per monetizzare anche il più piccolo gesto. Per i secondi, è un modo per regolamentare un servizio che può avere un costo (corrente, tempo, gestione) e che non dovrebbe essere dato per scontato. In fondo, la domanda di fondo è sempre la stessa: fin dove è giusto spingersi nel far pagare un cliente? Qual è il limite tra un servizio extra e un’attenzione che dovrebbe restare gratuita?