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The Last Dance, La leggenda di Michael Jordan arriva su Netflix

Per chi è cresciuto a parquet e pallone a spicchi prima dell’avvento di Michael Jordan resta arduo sposare la definizione del sito NBA e ammettere che possa esser lui “il più grande”, dopo aver ammirato le giocate di Dr. J, Magic Johnson, Larry Bird e Kareem Abdul-Jabbar. Per non parlare dei vecchi Wilt e The Big O, tanto per dire. Ma certo – con buona pace del Black Mamba Bryant, di Clyde the Glide, Chef Curry, The Beard Harden, Shaq, The Dream Olajuwon e di Lebron ‘King’ James o Kevin ‘Durantula’Mr. ‘Air’ è sicuramente il cestista che ha più condizionato il basket moderno. Riuscendo per altro a superarne i confini, diventando un vero e proprio marchio, prima ancora che un attore. Che stiamo aspettando di vedere celebrato nel documentario The Last Dance che Netflix continua a prometterci…

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Michael Jordan, dal grande al piccolo schermo

Negli anni d’oro della sua carriera lo abbiamo visto interpretare se stesso in film come Space Jam (con Bill Murray, nel 1996), He Got Game di Spike Lee (1998) o Looney Tunes: Back in Action (2003), nessuna sorpresa dunque che qualcuno abbia sentito l’urgenza di raccontarlo più approfonditamente. In un documentario come quello che gli utenti di Netflix possono già inserire nella propria lista, ma che abbiamo continuato a veder rimandare… Fino al 2020, prima che le voci più recenti iniziassero ad assicurarne l’arrivo nel corso dello stesso 2019.

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Gli anni d’oro e l’inizio della leggenda

In The Last Dance rivivremo gli anni ’90 dei Chicago Bulls, quelli dei 6 titoli NBA e dell’esplosione della star Jordan. Che già aveva fatto impazzire spettatori e avversari – persino durante un celebre All Star Game – ed era diventato il testimonial chiave della trasformazione in impero della Nike. Una leggenda, quella dell’irresistibile ascesa del cinquantacinquenne di Brooklyn, raccontata nei dieci episodi da un’ora ciascuno che il regista Jason Hehir (quello dei doc su Andre the Giant, Hulk Hogan e Michael Bublé) ha realizzato a partire da oltre 500 ore di filmati e testimonianze assolutamente inedite.

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Soprattutto concentrate sulla stagione 1997-1998, l’ultima e indimenticabile, fondamentale nella storia del “Greatest team ever”, come lo definisce Scottie Pippen nel trailer diffuso online. “Era la suqadra di Jordan”, dice esplicitamente l’ala piccola dei Bulls, insieme a Dennis Rodman, Steve Kerr e altri tra gli ospiti eccellenti della produzione. Che ovviamente si concentra su “His Airness”, e alcune sue rivelazioni pregnanti. Come quelle sul suo approccio alla competizione (“era una dipendenza”) e alle singole partite: “la mia mentalità era di andare in campo e vincere …a ogni costo”.

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Dal parquet al mondo, Air alla conquista di Parigi

Una finestra sul lato più oscuro di una delle stelle più luminose della National Basket Association. Ormai più di una icona, un campione o un personaggio. L’uomo dei record sul campo, negli anni è diventato sempre più una vera multinazionale. Affacciandosi al Baseball, da giocatore, all’automobilismo, da fondatore della Michael Jordan Motorsports, e finendo con il vestire i panni di Presidente dei Charlotte Hornets (tanto per tornare nella tanto amata North Carolina degli inizi).

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Nel 2004 Giorgio Armani tentò di portare alla Olimpia Milano, ricevendo un rifiuto. Ma la conquista dell’Europa era solo rimandata, visto che con la sua Air Jordan è appena diventato il main sponsor tecnico della squadra di calcio del Paris Saint Germain. Arrivando a sostituire l’inconfondibile Jumpman alla tour eiffel del logo e all’onnipresente Swoosh della Nike sulle divise da gioco! Maglie che – insieme a scarpe, da calcio e da basket, abbigliamento da riposo e da allenamento e merchandising vario – potrete trovare nel negozio parigino di Jordan Bastille. Una ulteriore tappa verso nuove vette, per un brand che genera poco meno di 3 miliardi di dollari l’anno e ancora oggi vale 1,65 miliardi di dollari di patrimonio e un centinaio di milioni all’anno solo di royalties Nike.

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