Sono ancora sconosciuti i motivi che hanno spinto l’autista del bus in ritorno da Venezia a finire contro un guardrail e poi cadere dal cavalcavia, precipitando per 10 metri. Il terribile incidente ha causato la morte di 21 turisti e 15 sono rimasti feriti. Cos’è successo a quel bus la sera del 3 ottobre 2023? L’ipotesi più gettonata è quella tutto si sia innescato a causa di un malore dell’autista che lo avrebbe portato fuori strada. Una teoria che può essere confermata solo con l’autopsia, eseguita proprio in questi giorni. (Continua dopo le foto)
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Strage di Mestre, i risultati dell’autopsia sull’autista del bus Alberto Rizzotto
L’autopsia sul corpo dell’autista del bus precipitato da un cavalcavia a Mestre è stata eseguita all’Università di Padova. La conferma arriva dal capo della Procura di Venezia, Bruno Cherchi. “L’autopsia sul corpo dell’autista è stata eseguita. L’esito lo avremo tra una decina di giorni. Ci vuole tempo ed attendiamo la relazione finale. Non ci servono informazioni spezzettate che poi vengono smentite”, ha affermato. (Continua dopo le foto)
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Insomma la salma dell’autista del bus è stata esaminata ma sembra manchino i risultati di una serie di esami. I magistrati veneziani hanno infatti predisposto tutta una serie di accertamenti di natura istologica e tossicologica, al netto di eventuali cardiopatie che i medici legali potrebbero aver rilevato. Bisognerà dunque verificare che Rizzotto non abbia assunto sostanze o alcol prima di mettersi alla guida del mezzo. Per i risultati di questi esami i tempi sono più lunghi: si parla di almeno 10 giorni. (Continua dopo le foto)
La questione del guardrail
Quanto agli atti sulle criticità del vecchio cavalcavia della Vempa, che sarebbero già giunti alla Procura un anno fa, Cherchi ha precisato che “del presunto fascicolo relativo a dei crolli di cemento dal cavalcavia dell’incidente, segnalati alla Procura negli anni scorsi, stiamo facendo accertamenti, io non ne ho memoria. Nessuno si ricorda della vicenda. Stiamo facendo accertamenti. Ma, ad esempio, se non c’è stato reato penale scatta l’archiviazione perché manca il delitto”, ha spiegato il procuratore, fa sapere Leggo.