
Sinner si ritira troppo spesso? Dopo il forfait contro Griekspoor, alcuni si sono posti questa domanda. va detto che in questo caso l’azzurro è in buona compagnia. Le condizioni climatiche estreme stanno mettendo a dura prova i tennisti impegnati al Masters 1000 di Shanghai. Temperature oltre i 35 gradi, umidità altissima e un tasso di disidratazione preoccupante hanno trasformato il torneo in un incubo.
Non si è salvato neanche Djokovic a Shanghai, l’inferno in campo e i malori dopo Sinner. Spunta il video di Nole che crolla. https://t.co/iE7tYWbins
— Piergiulio (@Piergiulio58) October 6, 2025
I ritiri e i malori si moltiplicano, e cresce la richiesta di introdurre una vera e propria Heat Rule (la sospensione in caso di caldo eccessivo) che sia in grado di tutelare gli atleti. Il caso del numero due del mondo, che ovviamente ha avuto più risalto, ha riacceso il dibattito: il suo ritiro non ha lasciato conseguenze fisiche serie, ma ha aperto a una profonda discussione.
Shangai a parte, fra gli appassionati, c’è chi sostiene che l’altoatesino sia troppo fragile fisicamente. Ma cosa dice il confronto con i grandi del passato? Il punto di riferimento è quello dei Big Three: Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. (continua dopo la foto)

Tre leggende che, anche sul piano della tenuta atletica, hanno scritto la storia del tennis. In più di vent’anni di carriera, i tre insieme hanno collezionato appena 18 ritiri a partita in corso. Numeri impressionanti, se si considera il numero totale di match disputati: oltre 4.500 complessivi.
Il dato che colpisce di più è quello di Roger Federer: nessun ritiro in 1.522 partite giocate fino al 2022. Nessun match lasciato a metà, mai. Il campione svizzero si è fermato solo in quattro occasioni, ma sempre prima di scendere in campo, i cosiddetti “walkover”. L’ultimo risale al 2019, quando non giocò il quarto di finale degli Internazionali d’Italia contro Tsitsipas per un problema alla gamba destra. Un record che racconta di una tenuta fisica e mentale fuori dal comune.
Più “umano”, ma comunque straordinario, il bilancio di Rafael Nadal: 9 ritiri in carriera, tutti tra il 2005 e il 2018. Il primo arrivò ad Auckland, contro Hrbaty, per problemi respiratori dovuti al caldo. L’ultimo agli Us Open 2018, quando dovette abbandonare il match con Del Potro per un dolore al ginocchio. Nadal ha sempre giocato oltre il limite, ed è un simbolo di determinazione assoluta.
Chiude il quadro Novak Djokovic, anch’egli con nove ritiri in carriera. A differenza di Nadal, però, sette di questi si sono verificati durante tornei dello Slam, dove la pressione fisica è massima. L’ultimo ritiro del serbo risale all’Australian Open di gennaio, in semifinale contro Zverev, per un infortunio muscolare alla coscia sinistra. A Shanghai, pochi giorni fa, Djokovic ha sfiorato il collasso per un colpo di calore, e a vomitato in campo prima di riprendersi. (continua dopo la foto)

Nel confronto con i mostri sacri del tennis, Jannik Sinner ha pagato, in passato, un fisico ancora in costruzione e certamente un po’ più fragile. I ritiri del campione azzurro fanno discutere, ma il contesto di Shanghai, con condizioni climatiche al limite dell’umano, non può essere ignorato.
E, soprattutto, la velocità e il dispendio fisico del tennis contemporaneo, uniti alla quantità e alla durata dei tornei, non possono essere paragonati al passato. Non è un caso, infatti, se il numero dei ritiri dei tennisti a match in corso è in costante aumento.
Quello che emerge dai numeri è che il tennis moderno chiede sempre di più, ma il corpo umano, anche ai massimi livelli, ha sempre un punto di rottura. Ecco quindi che gli appelli di Djokovic e di altri atleti contro un calendario sempre più intasato e faticoso assumono un altro significato: non sono capricci, ma indicano una situazione reale.
Leggi anche:
- Sinner torna a Montecarlo, ecco come sta l’azzurro dopo Shanghai
- Musetti c’è! Vince il derby a Shangai, ma che battaglia con Darderi