
Tra i nuovi appassionati di tennis circola una convinzione: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz rappresenterebbero l’evoluzione naturale – e già superiore – dei vecchi padroni del pianeta tennis: Federer, Nadal e Djokovic. Una teoria seducente, sorretta anche da pareri illustri. Ma è davvero così? Se lo è chiesto Federico Ferrero in un interessante articolo su Eurosport.
Jannik Sinner primo nel ranking UTR! Cos’è questa classifica, la rivalità con Alcaraz e come funziona – https://t.co/YsQKiND64V
— OA SPORT (@OA_Sport) August 5, 2025
Mats Wilander parla di un livello “mai visto prima”, Hubert Hurkacz sostiene che i due abbiano alzato ancora l’asticella tecnica del Tour, Pat Cash li colloca su un piano diverso rispetto alla scuola Federer–Nadal. Perfino Andre Agassi si è spinto a dire: “Alcaraz difende come Djokovic, ha rotazioni come Nadal e ha mano come Federer”. Salvo poi avvertire: possedere il meglio di tutti e tre non significa ripetere ciò che hanno fatto loro.
Se paragoniamo gli scambi dei tempi di Sampras e Agassi (metà anni ’90) a quelli attuali, la differenza è evidente. Il tennis si è trasformato grazie all’evoluzione di atleti, preparazione, cordaggi (decisivo negli anni Duemila l’arrivo delle corde Luxilon) e studi fisici: oggi lo scambio medio è più intenso, più “rotante”, più profondo, non necessariamente più lungo (solo il 2–3% dei punti supera i 15 colpi). Ma il ritmo generale è aumentato del 20–30% rispetto all’era pre-2000.
In questo contesto Sinner e Alcaraz sono il manifesto perfetto del tennis del 2025: topspin violento, colpi quasi tutti sopra i 120 km/h di media da fondo campo, esplosività atletica costante. Il loro tennis appartiene a un’altra epoca, ma questo basta per dire che sia migliore di quello dei Big Three?
Le prove sul campo non aiutano a chiudere la questione: Djokovic ha battuto Sinner e Alcaraz quando erano molto giovani, ma non ci è più riuscito dal 2023 in poi; Nadal ha travolto un giovanissimo Sinner (8 set a 0 fra 2020 e 2021), mentre con Alcaraz è in leggero vantaggio, ma non è più in attività; Federer non ha mai incrociato né Sinner né Alcaraz, troppo distante la generazione. (continua dopo la foto)

Il dato più intrigante? Sinner domina oggi Djokovic giocando lo stesso tennis del serbo, ma su ritmi ormai insostenibili per un Nole 37enne. Così come Alcaraz ha trovato la chiave per batterlo a Wimbledon.
Dipende dal contesto. Pensare che Nadal, sovrano di Parigi con 112 vittorie su 116 match al Roland Garros, non potesse reggere questo Sinner sulla terra rossa è difficile da sostenere. Così come è arduo immaginare che il Federer del 2017 – capace di vincere tutto a quasi 36 anni – sarebbe stato spazzato via sull’erba da Alcaraz. Il tennis è fatto di superfici, momenti, stili e scelte: è uno sport in cui far giocare male l’altro conta quanto colpire forte e pure.
Ecco perché la teoria secondo cui “i Big Three sono stati superati e appartengono al passato” rischia di essere una lettura affrettata. Sinner e Alcaraz sono il presente iper-evoluto, ma Roger, Rafa e Nole restano il riferimento assoluto, anche se arrivati per primi e con strumenti tecnici ormai “antichi”. La verità? Il tennis di oggi corre più veloce, ma prima ha imparato a correre grazie a loro.
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